I numeri emersi al convegno nazionale Uneba - Don Gnocchi – F. Molina a Villa Cagnola

Valeria Negrini con Luca Degani, presidente Uneba Lombardia
Valeria Negrini con Luca Degani, presidente Uneba Lombardia

Circa un terzo dei centri diurni Alzheimer ha interrotto in modo persistente l’attività a seguito della pandemia. Il numero degli ospiti si è ridotto in molti Centri e ad aprile 2021 era inferiore al 50% rispetto alla capienza pre-pandemia. Sono due dei dati sulle difficoltà dei centri diurni Alzheimer, frutto di un’indagine su circa 80 realtà, proposto da Enrico Mossello, geriatra all’Università di Firenze, ad «Alzheimer, prendersi cura della persona», convegno nazionale promosso da Uneba, Fondazione Don Gnocchi e Fondazione Molina a Villa Cagnola di Gazzada Schianno (Varese), il 14 e 15 giugno (su www.uneba.org tutti i dati dell’indagine). Già prima del Covid i posti nei centri diurni Alzheimer erano 1 per ogni 540 malati di demenza in Italia.

Ci sono tuttavia dei segni di speranza, rileva Mossello: l’80% dei centri diurni indagati ha attivato modalità di assistenza alternative durante il periodo del lockdown, soprattutto a distanza (prevalentemente via telefono) e domiciliare. La pandemia ha spinto a diversificare i servizi e a rimodulare gli spazi. È in corso la fase di progettazione di una «nuova normalità» dei centri diurni Alzheimer. Si sta riscoprendo l’importanza delle attività all’aria aperta e dei giardini Alzheimer.

La situazione nelle Rsa

È ancora enorme la complessità che quotidianamente le Rsa devono affrontare, anche ora che la pandemia ha allentato il suo morso. Lo ha evidenziato Antonio Sebastiano, direttore dell’Osservatorio Rsa alla Liuc Business School di Castellanza (Va), portando alcuni dati, ancora provvisori, raccolti in 20 Rsa con 3000 posti letto complessivi.

Infatti i minuti medi di assistenza dedicati ogni settimana a ciascun ospite nel 2021 sono ancora ben al di sopra della media pre-Covid, e risultano in media 1242; alta resta pure la spesa farmaceutica media per giornata di assistenza; continua ad aumentare la percentuale di ospiti con grave compromissione delle attività cognitive (arriva al 65,5%). Dati che mostrano l’aggravamento medio delle condizioni di salute di chi è accolto in Rsa.

Inoltre, evidenzia Sebastiano, il tasso di saturazione (cioè di riempimento) dei posti letto accreditati nelle Rsa è calato da valori intorno al 98%, nel decennio precedente, al 93% nel 2021.

Il ruolo della politica

Il presidente della Commissione Sanità del Consiglio regionale della Lombardia Emanuele Monti, intervenendo al convegno, ha ribadito il suo sostegno alle Rsa: «La Rsa deve essere cuore del territorio, ed essere “Rsa di servizi” con assistenza domiciliare integrata e Rsa aperta. Le Rsa devono avere un ruolo chiaro, e sostenuto da tutta la filiera politica regionale e nazionale».

Monti ha presentato poi le sue proposte per rispondere alla grave carenza occupazionale nel settore sociosanitario: «Dobbiamo pensare a ragionamenti strategici: per esempio rivedere il vincolo di esclusività degli infermieri che sono dipendenti pubblici. Inoltre, ora che le Rsa cambiano volto, anche le professionalità devono cambiare volto: le Regioni, e una visione nazionale, devono accompagnare questo percorso».

Alleanza con il terzo settore

Alla sessione «I luoghi di cura tra il domicilio e le unità di offerta» del convegno è intervenuta anche Valeria Negrini, portavoce del Forum Terzo Settore Lombardia. Di fronte alla prospettiva di un grande aumento degli anziani e delle fragilità, e alla carenza di programmazione accumulatasi negli anni, spiega Negrini, «rispondere solo con le unità d’offerta è impossibile. Dobbiamo invece costruire, e stringere più forte, alleanze politiche e operative tra gli enti del Terzo Settore per portare proposte. E dobbiamo lavorare sui territori, per coltivare cultura di solidarietà».

Come ha illustrato nella sua relazione al convegno Claudia Moneta, direttore generale della direzione Famiglia, Regione Lombardia sta sperimentando nuove soluzioni al servizio degli anziani fragili in un’area tra le soluzioni di assistenza domiciliare informali fornite dai familiari e l’assistenza sociosanitaria di tipo residenziale.

In provincia di Varese esiste una diffusa rete di Rsa con una offerta diversificata di servizi per chi soffre di demenza: su 58 rsa, 13 Nuclei Alzheimer, 15 Centri Diurni Integrati e 3 Nuclei Neuro-Psico-Geriatrici. Lo ha evidenziato il neurologo dell’Università dell’Insubria Marco Mauri nella sua relazione.

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