Giuseppe Del Giudice, presidente del Cav Ambrosiano, riflette sulla vicenda della neonata ritrovata senza vita in un cassonetto per gli indumenti a Città Studi
Il caso della neonata abbandonata in un cassonetto degli indumenti a Città Studi è il terzo episodio a Milano, nell’arco di poche settimane, di separazione di un infante dai genitori.
La prima vicenda aveva coinvolto la Culla per la vita della clinica Mangiagalli: il 10 aprile un neonato era stato depositato nell’incubatrice, che permette ai genitori di lasciare il figlio alle tempestive cure dei medici dell’ospedale.
Una circostanza a cui ha fatto seguito l’episodio del 12 aprile. Una donna senza dimora si è presentata in ospedale dopo aver partorito il neonato, chiedendo che fosse accudito.
Tre casi che secondo Giuseppe Del Giudice, presidente del Cav ambrosiano, ricordano la fragilità attuale della metropoli. «Nel momento in cui ho sentito la notizia, la prima cosa che ho pensato è stata proprio la disperazione della solitudine. Mi è venuto subito in mente il libro Per chi suona la campana: “Ogni morte di uomo mi diminuisce perché io partecipo all’umanità e quindi non ti chiedere per chi suona la campana, essa suona per te”. Davanti a situazioni del genere noi, come volontari del Centro di aiuto alla vita, ci domandiamo come possiamo fare, come possiamo essere più visibili, più vicini. Poter dare appunto questo messaggio di vicinanza alle donne che si trovano in una situazione di difficoltà e quindi vivono la gravidanza come un evento che fa paura, che spaventa, che mette in difficoltà».
Secondo Del Giudice, questi episodi sono in parte riconducibili anche a un assottigliamento delle reti relazionali. «Oggi durante l’anno supportiamo circa 300 donne. I casi che noi seguiamo sono perlopiù legati a donne che rimangono da sole. C’è una grande percentuale di madri che avevano ipotizzato una genitorialità condivisa e che invece si trova di fronte a uomini che si tirano indietro di fronte alle responsabilità. In questo caso emergono le paure, perché è chiaro che affrontare una genitorialità condivisa e un progetto di famiglia è diverso rispetto a quando si è soli».
Una mancanza a cui il Cav risponde con un supporto costante. «Noi proponiamo – spiega Del Giudice – incontri ai quali le mamme partecipano nel momento in cui sentono questa necessità. Alcune partecipano per il numero di incontri che ritengono più opportuno. Gli strumenti più efficaci sono l’accompagnamento prima del parto, tramite momenti periodici che le nostre volontarie fanno con le mamme, sia per sostenerle in quello che sarà una progettualità futura sia per accompagnarle in quelle che sono le possibilità offerte dai servizi».