L’azione solidale attivata dalla Comunità pastorale «Beato Luigi Monti» a favore delle persone più deboli durante l’emergenza
di Dario A.
COLOMBO
Dal 9 marzo scorso, dopo le disposizioni di legge contro la diffusione del contagio da Covid-19, si è assistito a una serie di restrizioni con un vero e proprio stravolgimento delle nostre vite. Le limitazioni poste a tutti noi però non potevano essere motivo per chiudere «totalmente» le relazioni di aiuto che la Comunità pastorale «Beato Luigi Monti» di Bovisio Masciago (Monza e Brianza) ha in tanti anni instaurato con le persone e le famiglie più deboli della comunità. Famiglie con figli, magari piccoli, o di una sola persona, magari anziana e con difficoltà di autosufficienza, già conosciute all’interno dell’attività caritativa e di solidarietà con le diverse iniziative da parte di Caritas, San Vincenzo, Doposcuola, «Tagba», ecc. Per paradosso, si è dovuto anche contemperare la tutela dei più fragili con la tutela della salute dei volontari impegnati nel rapporto interpersonale nei servizi, per buona parte anziani over 65 cui era raccomandato fortemente di restare a casa.
Nello spirito delle iniziative di amicizia e alleanza sociale avviate nel 2019 a livello cittadino, si è iniziato a ragionare subito come Comunità pastorale per trovare sinergie per rendere più efficaci tutte le azioni di aiuto. In particolare per l’emergenza alimentare: coordinare le iniziative interne per le 40 famiglie seguite, coordinarsi con altre iniziative, Comune, Croce bianca, Associazione anziani, verificare costantemente e puntualmente le situazioni di bisogno con gli operatori dei Servizi sociali con la disponibilità dell’assessore ai Servizi sociali e delle assistenti sociali, mantenere un livello di informazioni adeguato.
In questa emergenza «totale» si è toccato con mano il nascere di una rinnovata sensibilità di attenzione al bene comune e al prendersi cura tutti insieme della città e delle persone in difficoltà, di chi sta, in questi momenti e certamente per il futuro, cominciando a fare fatica. In questo tempo si sono accostate un totale di 70 famiglie (a metà marzo erano 45), in totale 200 persone, di cui oltre 50 bambini. Si è anche percepito il desiderio profondo delle persone di esserci e di starci e che in varie forme chiedono di portare aiuto.
Da metà marzo sino a Pasqua sono cresciute settimana dopo settimana, anche giovani, che hanno risposto generosamente in maniera inaspettata. Questo slancio fa dire ai volontari: «Abbiamo capito che bisogna guardare a Cristo, perché altrimenti siamo inutili». Inoltre, in Caritas si costruiscono rapporti, tra persone, con chi porta generi alimentari (freschi o confezionati), con chi chiede, con il Comune, la Protezione civile, con persone e cittadini. Alcuni singoli cittadini si sono presentati con il desiderio di contribuire alle famiglie più in difficoltà, occupandosi direttamente di fare la spesa per loro, così come altri che hanno pagato personalmente i negozi di generi alimentari con buoni spesa da offrire a persone e famiglie inviate da Caritas – «Spesa sospesa».
Papa Francesco nella Veglia pasquale invitava a riscoprire e «ritornare al luogo della prima chiamata» con Gesù, per ritrovare «la scintilla» con cui «accendere il fuoco per l’oggi, per ogni giorno», anche per «recuperare la memoria di quel momento in cui i suoi occhi si sono incrociati con i miei, il momento in cui mi ha fatto sentire che mi amava». È l’angelo, che le donne andate al sepolcro per onorare il corpo di Gesù incontrano, a dare ai discepoli la missione di tornare in Galilea. E un volontario Caritas dice: «Incontri di persone con le quali incrociare lo sguardo. Certe volte ti dici: non ce la faccio, non ce la posso fare; vai a casa con le paure, poi preghi e scopri che la Galilea è il luogo dell’incontro con il Signore, è ciò che la realtà è».