La dichiarazione del Garante nazionale delle persone private della libertà dopo la maxi-evasione di Natale: «Occorre incrementare la progettualità, ma la giustizia minorile funziona»

di Agensir

carcere beccaria
L'ingresso del Beccaria

«Certamente quanto avvenuto al Beccaria è episodio grave ed evidenzia una situazione che richiede di essere potenziata sia negli aspetti di rapida risoluzione di questioni ancora in sospeso, relativamente alla conclusione dei lavori e all’assegnazione di una stabile direzione, sia tramite un incremento di progettualità. Altrettanto certo è che una situazione difficile non possa ricadere su chi opera con difficoltà e professionalità». Lo ha dichiarato il Garante nazionale delle persone private della libertà dopo l’evasione – avvenuta il giorno di Natale – di sette ragazzi dal Carcere minorile milanese (quattro sono stati ripresi, nessuno stava scontando una pena definitiva e aveva ricevuto condanne per fatti di violenza).

Per il Gnpl «sarebbe sbagliato cogliere questo grave episodio per gettare disvalore verso un sistema – quello della giustizia minorile – che funziona e che ha visto negli anni importanti successi di reinserimento positivo di giovani nella vita esterna. La questione della direzione stabile è in via di soluzione, dopo che è stato completato il concorso e si sta concludendo la fase di formazione dei vincitori».

«Ragazzi più fragili»

Resta però un tema su cui si deve ragionare: «È quello della maggiore difficoltà che la privazione della libertà determina oggi in giovani complessivamente più fragili che in passato. In particolare, perché hanno costruito – e costruiscono – la propria apparente identità attraverso sistemi virtuali di comunicazione che hanno una scarsa capacità di connessione con la durezza di una situazione reale quale è la privazione della libertà. All’interno di una istituzione detentiva, dove ovviamente si interrompe quel tipo di connessione, anche perché non si ha più il cellulare che sembrava comprendere tutto il proprio mondo, ci si ritrova soli in una situazione che non si sa gestire, se non con rabbia e fuga».

Il Garante conclude: «Occorre ragionare su questi aspetti, oltre che, doverosamente, risolvere quei nodi che garantiscano condizioni dignitose e al contempo sicure, senza limitarsi ad affrontare la questione in termini di rafforzamento dell’esistente o ancor meno di contrapposizione ideologica».

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