Anche la Pastorale diocesana dei migranti collabora al progetto della Lega per la lotta contro i tumori. Anticipa don Alberto Vitali: «Siamo disponibili a presentarlo alle diverse comunità etniche». Ambulatori in via Caterina da Forlì e a Sesto San Giovanni
di Stefania CECCHETTI
Convincere le donne a prendersi cura di sé. Combattere contro il tabù del cancro e la paura a farsi visitare. È da sempre la mission della Lilt (Lega italiana per la lotta contro i tumori) che, fin dai suoi esordi nel 1948, ha avuto un’attenzione particolare verso i tumori femminili. E se in quegli anni si trattava di scontrarsi contro il pudore e la disinformazione delle donne italiane, oggi un lavoro analogo è richiesto per sensibilizzare le donne migranti.
È questa la sfida che affronta il progetto «Donna Dovunque», un servizio della sezione provinciale milanese della Lilt rivolto a tutte le donne straniere, che ha l’obiettivo di avvicinare le nuove comunità alla prevenzione. Come spiega la coordinatrice Barbara Spina, si tratta di un intervento a più livelli, per la cui realizzazione Lilt Milano gode di una rete di supporter sul territorio, come autorità locali, enti non profit, associazioni, fondazioni, consolati, Chiese.
Anche la Diocesi di Milano, attraverso la Pastorale dei migranti, ha manifestato interesse per il progetto, dichiarandosi disponibile a una collaborazione, come spiega don Alberto Vitali, responsabile dell’Ufficio diocesano: «Le donne migranti hanno poco accesso ai servizi sanitari, in parte per ragioni culturali, ma anche per difficoltà pratiche, prima fra tutti la lingua, oppure per paura, perché magari sono clandestine. Così rischiano di trascurarsi. Per questo riteniamo il progetto di Lilt interessante e siamo disponibili a presentarlo alle diverse comunità etniche della diocesi». In pratica, prosegue don Vitali, «i cappellani potrebbero individuare una o due donne per ciascuna comunità perché, opportunamente istruite dal Lilt, facciano da tramite presso la componente femminile delle comunità. Trattandosi di una materia delicata, meglio che sia gestita direttamente tra donne».
L’aspetto informativo è essenziale per il progetto «Donna Dovunque», come spiega Barbara Spina: «Un servizio di diagnosi precoce era già attivo dal 2010 nel nostro ambulatorio di viale Molise: in una zona a forte concentrazione migrante come quella, funzionava molto bene grazie al passaparola. Per questioni organizzative, però, ora quello spazio ha chiuso e il servizio si è trasferito negli ambulatori di prevenzione di via Caterina da Forlì e di Sesto San Giovanni. Dunque dobbiamo ricostruire una rete di utenti diffondendo l’informazione sul territorio». I due sportelli di prevenzione sono liberi e gratuiti per le visite senologiche e i pap test. «Un importante valore aggiunto – osserva poi Spina – è dato dal fatto che i medici e il personale provengono dai Paesi di origine delle donne e dunque parlano la loro lingua. Così è più facile creare una relazione di fiducia tra medico e paziente. Senza contare la positiva valorizzazione delle professionalità straniere».
Oltre al materiale informativo, disponibile in sette lingue diverse, «Donna Dovunque» prevede anche una novità: una serie di seminari che si svolgeranno a novembre. Direttamente condotti dai medici stranieri, spiegheranno alcuni concetti base riguardo alla prevenzione: «È inutile proporre le visite di screening se le donne non sanno nemmeno cosa significhi diagnosi precoce…», fa notare Spina. I seminari si svolgeranno in quattro sedi: per le migranti di lingua spagnola presso il consolato dell’Ecuador a Milano; per le arabe nello spazio prevenzione di Sesto; per le migranti cinesi presso la scuola cinese di via Sarpi; infine per le rumene presso la Chiesa ortodossa di via De Amicis.
Info: tel. 0249521120; cell. 3407301193; prevenzione@legatumori.mi.it