La nostra indagine sull'emergenza abitativa in città prosegue dando voce a chi ha dovuto districarsi tra annunci illusori, condizioni improbabili e richieste irricevibili

di Lorenzo Garbarino

Casa
Foto di Sean Benesh su Unsplash

Oggi un affitto a Milano è considerato un lusso per molti cittadini. A dirlo sono i numeri, come esposto al recente Forum dell’Abitare dall’assessore alla Casa Pierfrancesco Maran: il prezzo degli affitti è salito del 43% rispetto al 2015. Gli eccessi del mercato immobiliare sono da tempo noti. Non ultimo, in merito si è espresso anche l’Arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, nel Discorso alla Città alla vigilia dell’ultima festa di Sant’Ambrogio (vedi qui lo speciale).

In questo contesto non manca la domanda di case. Per chi possiede un immobile, selezionare i futuri affittuari diventa una specie di secondo lavoro. Già dopo pochi minuti gli annunci ricevono centinaia di risposte, che rimangono inevitabilmente inevase e selezionate sulla base di una prima impressione del proprietario.

Spesso avviene che i diritti siano poi squilibrati a favore del locatore. Per tutelare l’immobile, chi affitta chiede legittime garanzie, che tuttavia azzerano il bacino di potenziali locatari. Ciò accade con i requisiti richiesti: navigando nei siti dedicati agli affitti tra privati, le caparre raggiungono le migliaia di euro, così come le cauzioni. Una corsia preferenziale la detiene chi presenta un contratto a tempo indeterminato, mentre a un lavoratore autonomo può esser chiesto di fornire un garante, come per esempio i genitori, anche se lavora ormai da tempo e con entrate fisse, dimostrabili dalle fatture.

Annunci (poco) legali

A rendere ancora più avulso dalla realtà il mercato immobiliare milanese è l’opacità delle proposte. Non sono rari infatti annunci di appartamenti o stanze che non soddisfano i requisiti di abitabilità: parametri rilasciati dai Comuni, sia che si tratti di una nuova costruzione, sia di edifici ristrutturati, che garantiscono a chi acquista o vive in affitto che sono stati rispettati i requisiti di legge minimi: per una persona, per esempio, oggi una stanza deve essere di almeno 9 metri quadri, che diventano 14 per due persone.

È proprio su queste inadempienze che si sono sviluppate pagine di denuncia sui social network. Su TikTok, è diventato virale negli ultimi mesi l’hashtag #casedaincubo.

@mangiapregasbatty

#case #casedaincubo #disagio #mercatoimmobiliare #milano #monolocale #coinquilini #roommates

♬ suono originale – Mangiapregasbatty

Le esperienze di chi cerca affitto

La testimonianza di Matilde, nome di fantasia, descrive parte degli ostacoli che affronta chi tenta di vivere a Milano: «La mia esperienza è stata a dir poco tragica. Il primo scoglio è stata la disponibilità. Avevo un contratto di stage per tre mesi, e nessuna agenzia era disposta ad affittarmi un monolocale per così poco tempo. Io dovevo venire a Milano per lavoro e rischiavo di non avere un tetto sopra la testa; cosi mi sono affidata all’unica agenzia che mi ha risposto. Mi hanno proposto un monolocale in un quartiere centralissimo di Milano, che infatti mi è costato 1200 euro, spese incluse. Il prezzo era giustificato solo dalla zona, dato che si trattava di un soppalco di circa 20 mq sviluppato in altezza. L’altro grande disagio è stato il pagamento. Oltre alle tre mensilità da versare subito, la cauzione richiesta all’entrata era di altrettanti tre mesi: 3600 euro più altri 3600 da dare subito. Ho accettato, dopo mesi di ricerche, solo per timore di non sapere dove andare il primo giorno di lavoro».

Chi non ha vissuto un’esperienza così crudele è invece Marco: «Non ho un ricordo così negativo di Milano. Vivevo in un bilocale in Porta Romana assieme a un amico. La casa non era messa male, e pagavamo 450 euro a testa».

Esiste anche la categoria dei pendolari: non potendosi permettere un affitto, optano per rimanere nelle città vicine, come Bergamo o Pavia, e affidarsi ai treni. Chi si considera invece fortunato è Alberto: «Da settembre a oggi ho cambiato quattro case. La stanza che avevo fermato era disponibile solo da ottobre, quindi il mio primo mese in città l’ho trascorso ospite in casa di un amico. Senza di lui, sarei stato costretto ad accettare qualsiasi soluzione».

Ilaria viene dal Molise e lavora come data analyst in una società di consulenza: «Trovare casa a Milano era diventato un secondo lavoro. Non cercavo un intero appartamento, ma una singola stanza. In teoria non avrebbe dovuto essere un’impresa così complicata, ma i consigli di altre persone mi avevano messo in guardia. Cercavo casa tutte le sere, dopo il lavoro. Ho impiegato quasi due mesi e ho risposto a più di 150 annunci su differenti piattaforme. Solo da una trentina di questi ho avuto risposta, ho visto meno di 10 appartamenti e solo per due ho avuto davvero la possibilità di prenderli in considerazione come soluzione. Questo senza contare i prezzi per una stanza, che possono arrivare a 900 euro, o le strane richieste dei locatori o degli inquilini: uno degli annunci vietava alla persona che sarebbe andata a vivere lì di cucinare carne rossa…».

Leggi anche:

L’emergenza abitativa delle case popolari di Milano

Rigenerare i quartieri Erp, accordo tra Palazzo Marino e Fondazione Cariplo

A Milano gli “Stati generali” della casa

Milano, una città che respinge il ceto medio

Milano, perché affittare costa tanto

Ti potrebbero interessare anche: