232 Mixtape è il progetto musicale che raccoglie brani firmati da dieci ragazzi in difficoltà. Artefici Carosello Records e 232 Aps, associazione che promuove percorsi educativi e artistici al Beccaria
di Cristina
MARINONI
Agensir
Regalare un sogno a chi non ne ha: è questo l’obiettivo di 232 Mixtape, il progetto musicale che raccoglie i brani tra rap e hip-hop firmati da dieci ragazzi (cui se ne aggiungono tre come produttori) in difficoltà. Artefici dell’iniziativa sono la casa discografica Carosello Records e 232 Aps, l’associazione votata alla promozione di percorsi educativi e artistici nel carcere minorile Beccaria di Milano, nelle comunità civili e penali, nelle scuole e nei centri aggregativi del Milanese.
Otto pezzi
«Gli otto pezzi sono frutto del lavoro svolto nei laboratori all’interno delle varie strutture. L’impegno è notevole: al Beccaria, per esempio, incontriamo i giovani due pomeriggi a settimana – spiega il pedagogista Fabrizio Bruno, 33 anni, uno dei fondatori dell’associazione -. La mia esperienza è iniziata nel 2010, con un tirocinio proprio in questo istituto penitenziario minorile, dove esisteva già un laboratorio musicale: da rapper qual ero – componevo da quando avevo 16 anni – ho creduto nel potenziale del mio genere preferito e, nel 2011, ha preso il via il relativo laboratorio di scrittura».
Sono circa cinquecento l’anno i ragazzi seguiti da 232 Aps, tutti con la voglia di raccontarsi. «Insieme troviamo il metodo per farlo al meglio. Il lavoro di noi operatori inizia dall’infondere in loro il coraggio di esprimersi con la massima libertà, anche per quanto riguarda gli argomenti. Ovviamente alla base di ogni testo stanno l’educazione e il rispetto, quindi escludiamo a priori il tema della violenza e collaterali». L’alfabetizzazione emotiva, cioè la «consapevolezza di come agisci nel mondo e di come il mondo agisce in te» costituisce il passo successivo: «Ecco perché le canzoni sono autobiografiche. Il fulcro, immancabilmente, è la relazione amorosa in senso lato, in cui convergono il rapporto con il partner, i genitori, gli amici. Non importa la provenienza degli autori: che si tratti di carcere o scuola, i ragazzi sentono la stessa urgenza».
Professione Rapper
Rispetto a dieci anni fa, però, è cambiata l’intenzione: «Il rap non era considerato uno sbocco professionale. Gli artisti mainstream – da Fabri Fibra a Marracash – si contavano sulle dita di una mano, mentre adesso è concreta la possibilità di trasformarlo in mestiere. Se il rap ieri serviva solo per sfogarsi e rimettere ordine nella propria esistenza, oggi dà l’occasione di diventare famoso, anche da teenager. E basta un attimo, grazie a YouTube e alle altre piattaforme che trasformano un pezzo in un fenomeno virale. Inoltre, i punti di riferimento sono i coetanei adolescenti, magari al disco di debutto, che rinforzano il principio del “tutto e subito” tipico di questa età colma di cambiamenti fisici e psicologici. Non serve più la gavetta per conquistare la popolarità».
Il rischio alto è infrangersi contro la semplice illusione. «Il percorso mette i partecipanti di fronte ai vari scenari e li prepara a ogni eventualità; è soprattutto un percorso di crescita personale che sviluppa empatia, quando scrivi, immagini un pubblico che ti ascolti, e fiducia nelle proprie capacità, oltre agli apprezzamenti arrivano le critiche, non facili da affrontare. Senza dimenticare che la percentuale di chi raggiunge il successo è minima e che la fortuna gioca sempre un ruolo importante, talento o meno. Nonostante gli ostacoli imprescindibili, puntiamo a fare spiccare il volo a questi giovani pieni di speranza, a renderli protagonisti nel mondo musicale, aiutandoli a muoversi in autonomia».
Appello alle rapper
Il ruolo di Carosello Records è stato determinante nel progetto: ha messo a disposizione uno studio di registrazione e professionisti, tra cui il producer Renzo Stone. 232 Mixtape è disponibile su YouTube gratuitamente, il riscontro è notevole e gli iscritti ai laboratori organizzati da 232 Aps aumentano di continuo. «Peccato che le ragazze scarseggino: hanno una marcia in più nei giochi di parole e porterebbero contenuti molto interessanti. Il rap nato nel Bronx negli anni Settanta resta un ambiente maschilista e machista, forse per questo le giovani abbandonano accantonano prematuramente la loro passione. Approfitto per lanciare un appello alle rapper dell’area di Milano: il vostro contributo sarebbe un grande valore aggiunto. Vi aspettiamo a braccia aperte, del gruppo fanno parte educatrici eccezionali che tireranno fuori il meglio di voi».