Sabato 27 maggio all’oratorio Madonna della Misericordia sfilata contro le discriminazioni organizzata dalla squadra di calcio femminile e dall'associazione Turris Eburnea. Presente la calciatrice professionista Alice Pignagnoli
di Lorenzo
Garbarino
A Bresso il calcio femminile conquista la scena. Sabato 27 maggio alle 20.30 la squadra open femminile dell’A.S.D. Bresso 4 e l’associazione Turris Eburnea presenteranno nella palestra dell’oratorio Madonna della Misericordia (via Villoresi 43) Le divise di noi stesse. Supereroine fantastiche o donne reali, coraggiose e libere?
La serata consiste in un racconto di storie di donne e atlete coraggiose tramite una sfilata di moda. «L’input – racconta Antonio Zambelli, membro del direttivo del Bresso 4 – è arrivato dalla nostra squadra open femminile di calcio. Ci ha chiesto di accompagnarle in un percorso di crescita umana, oltre che tecnica e sportiva».
Da questa richiesta è nata la proposta con Turris Eburnea, un’associazione di ragazzi che promuovono il valore della bellezza delle persone e della santità del corpo tramite sfilate di moda. «A questo strumento – prosegue Zambelli – aggiungeremo le storie di cinque atlete che si sono distinte nella lotta alla discriminazione femminile anche nello sport. Le abbiamo scelte assieme alle nostre ragazze. Sono storie che vanno da Tamar (una donna protagonista di un episodio della Bibbia) a Simone Biles e spesso sottolineiamo come la violenza non sia un fenomeno di adesso, ma ben radicato negli esseri umani. A queste vicissitudini noi incrociamo una sfilata di moda con le ragazze della Turris Eburnea».
I vestiti, realizzati ad hoc dall’associazione, rappresentano la bellezza delle persone anche attraverso il racconto del proprio passato. Il tutto sarà preceduto da una testimonianza di Alice Pignagnoli, calciatrice professionista divenuta nota fuori dall’ambito sportivo a seguito dell’ultima gravidanza. Lo scorso autunno, dopo aver comunicato alla società in cui militava l’attesa di un nuovo figlio, le era stato bloccato lo stipendio. «Lei non è stata zitta – commenta Zambelli – e ha avuto il coraggio di raccontare al pubblico la vicenda. Ha trovato attorno a sé la solidarietà anche di altre atlete e associazioni. La sua testimonianza sarà sicuramente un grande momento di formazione e crescita dal lato umano. Inoltre, la storia di Alice dimostra come denunciare è possibile e non bisogna mai stare zitti o rimanere nell’indifferenza».
Entusiaste per l’evento sono anche le calciatrici del Bresso. «Inizialmente – raccontano Giulia Vallarino e Iris Buccelli, due atlete della squadra – non sapevamo bene di cosa si trattasse. Solo dopo i primi incontri ci siamo accorti che fosse una bella esperienza da fare come squadra. Tutte le storie sono unite da un legame: persone che si sono supportate a vicenda anche in contesti di debolezza. Lo sport è un modo per scrollarsi di dosso anche questi limiti nella vita».
Barriere che ancora oggi riguardano gli stereotipi di genere sul calcio femminile. Vissuti in prima persona anche da Vallarino e Buccelli: «Ci hanno sempre detto che il calcio non è uno sport da femmine. Oggi capita di meno, ma c’è sempre chi prova a convincerti che il calcio maschile sia diverso da quello femminile. Ci fa impressione come per loro sia strano vedere una ragazza che fa due palleggi. Se però sei un ragazzo credo sia la cosa più comune e ignorata del mondo».