Per celebrare i suoi 400 anni, espone al pubblico i suoi tesori più preziosi e più "nascosti", dal Virgilio di Petrarca al Libro d'Ore Borromeo.
di Luca FRIGERIO
Redazione
Per celebrare i suoi primi quattro secoli di vita, l’Ambrosiana mette “in mostra” alcuni dei suoi tesori più preziosi, offrendo così la possibilità di scoprire le inquietudini del Petrarca, i commenti del Boccaccio, i disegni di Piero della Francesca e di Rubens, le geometrie di Luca Pacioli, ma anche i mirabili lavori di amanuensi occidentali e di copisti orientali, di monaci cristiani e di maestri arabi. Il tutto in un unico, straordinario itinerario che lungo oltre un millennio, dal V al XVII secolo, da Oriente a Occidente, si snoda tra sacri testi e opere classiche, tra studi di filosofia e raccolte poetiche, tra cronache e trattati scientifici. La «Biblioteca delle Meraviglie», appunto, titolo della rassegna in corso e definizione quanto mai vera di questa eccezionale realtà culturale fondata dal cardinale Federico Borromeo e da lui aperta al pubblico nel 1609.
Succede così, vagando per le sale della Pinacoteca, dove a bellezza si somma bellezza, di sentirsi preda di una strana frenesia, di un’irrequietezza smaniosa, quasi lo sguardo non bastasse a contemplare tanta meraviglia. E si vorrebbe toccare, sfogliare quegli antichi volumi su cui si son posate le polveri della storia, accarezzare gli ori delle lettere, il minio delle figure, il turchese dei cieli e dei mari… Follia, forse, ma non sacrilegio, perché proprio per essere letti, sfogliati, toccati questi codici, in fondo, furono creati. Per celebrare i suoi primi quattro secoli di vita, l’Ambrosiana mette “in mostra” alcuni dei suoi tesori più preziosi, offrendo così la possibilità di scoprire le inquietudini del Petrarca, i commenti del Boccaccio, i disegni di Piero della Francesca e di Rubens, le geometrie di Luca Pacioli, ma anche i mirabili lavori di amanuensi occidentali e di copisti orientali, di monaci cristiani e di maestri arabi. Il tutto in un unico, straordinario itinerario che lungo oltre un millennio, dal V al XVII secolo, da Oriente a Occidente, si snoda tra sacri testi e opere classiche, tra studi di filosofia e raccolte poetiche, tra cronache e trattati scientifici. La «Biblioteca delle Meraviglie», appunto, titolo della rassegna in corso e definizione quanto mai vera di questa eccezionale realtà culturale fondata dal cardinale Federico Borromeo e da lui aperta al pubblico nel 1609.Succede così, vagando per le sale della Pinacoteca, dove a bellezza si somma bellezza, di sentirsi preda di una strana frenesia, di un’irrequietezza smaniosa, quasi lo sguardo non bastasse a contemplare tanta meraviglia. E si vorrebbe toccare, sfogliare quegli antichi volumi su cui si son posate le polveri della storia, accarezzare gli ori delle lettere, il minio delle figure, il turchese dei cieli e dei mari… Follia, forse, ma non sacrilegio, perché proprio per essere letti, sfogliati, toccati questi codici, in fondo, furono creati. I greci, i latini, gli arabi Il primo posto nell’esposizione milanese non può non essere simbolicamente assegnato al celeberrimo Virgilio annotato da Francesco Petrarca, con un’incantevole miniatura a tutta pagina di Simone Martini. Un capolavoro che fa pulsare dal vivo anche la storia personale del grande poeta attraverso il ricordo della scomparsa dell’amata Laura. Un’opera straordinaria che il Petrarca tenne sempre con sé e su cui, secondo la tradizione, esalò l’ultimo respiro.Ma non manca lo splendore dei codici arabi, la cui dotazione è, com’è noto, grandiosa all’Ambrosiana: le fastose immagini del Libro degli animalie di Amr bin Bahr al-Gahiz, opera di un miniatore siriano del XV secolo, ne sono un esempio tra i più eloquenti. L’Oriente è tuttavia terra anche cristiana, un tempo guidata dalla raffinata Bisanzio, che tanta influenza ebbe anche sulla cultura occidentale con i suoi mistici, con i suoi teologi, con i suoi filosofi: come ci ricorda, ad esempio, un solenne manoscritto con le omelie di Gregorio di Nazianzo, proveniente dall’isola greca di Chio. Da Alessandria d’Egitto, invece, arriva un’eccezionale Iliade illustrata (picta): databile tra il V e il VI secolo dopo Cristo, è infatti considerata testimonianza rarissima, se non unica, della miniatura postellenistica. A Plinio e Seneca il compito di rappresentare la classicità latina, giungendo fino ad Aulo Gellio, le cui Notti Attiche sono presenti su un leggiadro codice rinascimentale scandito dai preziosi decori di Guglielmo Giraldi, uno degli artefici della Bibbia di Borso d’Este. Così come il sontuoso Libro d’Ore confezionato per la nobile famiglia Borromeo da Cristoforo de Predis, che si pone quasi come una summa di tutta la sublime arte miniaturistica rinascimentale… I “cacciatori” di Federico Opere mirabili, incantevoli, stupende. Opere salvate dall’oblio, spesso dalla distruzione, proprio dal cardinal Federico Borromeo, che, come raccontò anche Alessandro Manzoni nei suoi Promessi Sposi, «spedì otto uomini, de’ più colti ed esperti che potè avere, a farne incetta, per l’Italia, per la Francia, per la Spagna, per la Germania, per le Fiandre, nella Grecia, al Libano, a Gerusalemme». E, ammirando queste pagine antiche, ci pare quasi di vederli davvero, quegli intrepidi cercatori borromaici, correre per le strade d’Europa e per le rotte del Mediterraneo, per far poi a ritorno a Milano con i tesori conquistati. La mostra La mostra La Biblioteca delle Meraviglie è stata concepita per coinvolgere il grande pubblico nella conoscenza dei tesori conservati all’Ambrosiana: per questo schermi multimediali illustrano ai visitatori i contenuti e le vicende dei preziosi manoscritti e disegni esposti nella rassegna, in un percorso che si alterna con alcuni dipinti emblematici legati alla storia della fondazione e del cardinale Federico Borromeo. La mostra è aperta fino al 27 giugno nelle sale della Pinacoteca Ambrosiana (Piazza Pio XI 2, Milano). Da martedì a domenica, dalle 9 alle 19. Catalogo De Agostini. In contemporanea vi è anche la terza rassegna dei fogli del Codice Atlantico di Leonardo. –