Dedicazione del Duomo di Milano. Visita Pastorale (TURRO). Milano, Parrocchia S. Giovanni Crisostomo - 15 ottobre 2022

  1. La visita pastorale.

La visita pastorale è l’occasione per il vescovo per incontrare ogni comunità e dire: “voi mi state a cuore, io sento responsabilità per voi”. Ma ora si compie nella semplicità di un incontro fraterno: voi mi siete cari. Normalmente la sollecitudine per le diverse comunità è espressa attraverso i preti, i diaconi, gli operatori che ricevono dal vescovo il mandato. Ma oggi sono venuto di persona per dirvi: voi mi state a cuore!

La visita pastorale è anche il momento per dire a ogni comunità parrocchiale e locale: “voi fate parte della Diocesi. La Chiesa non è realizzata nella singola parrocchia, ma nella comunità diocesana, nella sua articolazione decanale. Ogni parrocchia trae vantaggio dalla pastorale di insieme con le parrocchie che si organizzano per diventare comunità pastorale e per la pastorale di insieme a livello decanale. Ogni parrocchia e decanato traggono vantaggio, come è raccomandato dal Parroco e favorito dalla organizzazione dei trasporti urbani (cfr Relazione consiglio pastorale n. 2), dal riferimento alla Diocesi, alle proposte, agli eventi, ai calendari diocesani per condividere lo slancio missionario, le priorità pastorali, la sollecitudine per tutte le Chiese. E la Diocesi ha bisogno di ogni parrocchia, si arricchisce di ogni esperienza e competenza locali”.

La visita pastorale è l’occasione per ascoltare la Parola di Dio e interpretarla come messaggio per noi, oggi.

 

  1. Venuta la piena, il fiume investì quella casa.

La Chiesa può assomigliare a quella casa investita dalla piena del fiume.

Una forza ostile assedia la comunità cristiana: l’insegnamento della Chiesa è antipatico, la sua proposta è impopolare, i suoi richiami e i suoi inviti lasciano indifferenti. Scorre un fiume in piena che spazza via tutto. Le tradizioni considerate come relitti, l’entusiasmo di tante persone generose che si sono stancate, sono invecchiate, la pandemia ha disperso le persone e sospeso attività e consuetudini di incontro (cfr Relazione consiglio pastorale, n 4). Scorre il fiume in piena e assedia la casa.

 

  1. Il fiume investì quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene.

L’immagine della casa che resiste è una espressione per dire la gratitudine e la fierezza della perseveranza di uomini e donne di ogni parte del mondo che sono pietre vive, costruiti come edificio spirituale graditi per un sacerdozio santo e per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio mediante Gesù Cristo (1Pt 2,4-5) … siete stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere ammirevole di Lui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua luce meravigliosa (1Pt 2,9).

Com’è la casa ben costruita che resiste al fiume in piena?

La casa ben costruita è la comunità che appoggia le sue fondamenta sulla pietra viva, cioè sull’ascolto e la pratica della parola di Gesù (cfr Lc 6,48).

 

La comunione con Gesù, la grazia che ci rende Chiesa dalle genti, la forza che ci rende perseveranti, il principio di comunione che rende un cuore solo e un’anima sola nella comunione dei santi. Viviamo la celebrazione eucaristica come la grazia di essere vive perché uniti a Gesù, pietra viva, vite feconda, amicizia fedele. Siamo nella comunione dei santi, portiamo con noi le devozioni dei paesi della nostra nostalgia, ma insieme con i nostri santi costruiamo la Chiesa dalle genti: la preghiera “occasione di comunione e non di esibizione” (cfr relazione consiglio pastorale, n 1).

 

La dinamica intergenerazionale è il canale di trasmissione della gioia di essere nella casa ben costruita per praticare la carità, per custodire il desiderio di diventare adulti, la passione per rispondere alla chiamata a costruire la Chiesa dalle genti. La pluralità delle provenienze, la sindrome della “seconda generazione” sono fattori di complessità che chiedono intelligenza, passione, docilità allo Spirito. La condivisione delle opere, prima che delle parole è una strada promettente. La Parola però non può mancare, altrimenti manca la roccia che rende ben costruita la casa. La Parola risuona nel silenzio, nell’ascolto, nella condivisione: nuove vie sono da immaginare perché muove generazioni conoscano Gesù e lo seguano.

La stima di sé, la consapevolezza realistica delle possibilità e delle risorse abita nella comunità come un principio di fierezza e di gioia. La nostra vita è vocazione a essere stirpe eletta. Forse lo sguardo degli altri è di diffidenza e di indifferenza e di pregiudizio. Ma lo sguardo di Dio è invece di stima, di fiducia: Dio si aspetta del bene da ciascuno, Dio si aspetta che la Chiesa sia la casa accogliente, l’impresa audace di costruire una comunione inedita. Dio ha stima di noi, Dio ha stima di te.

 

In conclusione costruiremo la casa ben costruita.

  • La comunione con la pietra viva, Gesù
  • Saremo uniti nella comunità per sacrifici spirituali graditi a Dio: la carità
  • Viviamo la nostra vocazione con la fierezza e la gioia di chi ha stima di sé, perché Dio ha stima di noi.

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