Convocazione Consigli Pastorali per la consegna del Direttorio per le Comunità Pastorali. Milano, Duomo – 4 dicembre 2022

Sali su un alto monte, tu che annunci buona notizie a Sion. Alza la tua voce con forza, tu che annunci liete notizie a Gerusalemme. Alza la tua voce non temere; annuncia alle città di Giuda: Ecco il vostro Dio!

Abbiamo infatti buone notizie da annunciare: ecco, a te viene il tuo re!
Abbiamo liete notizie per tutte le città: ci sono discepoli che preparano la strada per l’ingresso di Gesù nel cuore della città, nel cuore delle persone, nel cuore della storia, là dove Gesù desidera abitare.

  1. Viene! Chi lo accoglierà?

Crederanno gli uomini del nostro tempo che ci siano buone notizie?
Ci sarà una folla che precede e segue acclamando: “Osanna! Benedetto! Osanna!”?
Ecco il Signore viene! Ecco, a te viene il tuo re, mite, seduto su un’asina.
Viene. Ma la città, la gente forse è troppo occupata, forse non ha tempo per accogliere il Signore che viene.
Viene. Ma la città, la gente è troppo sospettosa, forse non si fida, non si fida più di nessuno e ogni ingresso è circondato più di diffidenza che di disponibilità.
Viene. Ma la città, la gente è troppo stanca, troppo delusa, non ha più voglia per muoversi incontro a Colui che viene.
Viene. Ma la gente è altrove, ha altri pensieri, intenta ai propri affari, angosciata per i propri guai, distratta e attratta altrove da infinite seduzioni.

  1. La buona notizia è questa.

Quale è dunque la buona notizia, per chi è dunque l’invito alla festa perché viene Gesù?

La buona notizia è questa: noi non ci rassegniamo, non ci chiudiamo nella cerchia di coloro che rimangono, non ci lasciamo scoraggiare dall’indifferenza della gente, da quella che sembra una invincibile impermeabilità del contesto in cui viviamo, lavoriamo, affrontiamo le vicende liete e drammatiche della vita.
La buona notizia è questa: noi vogliamo obbedire ancora al Signore Gesù che dice: “Andate nel villaggio di fronte e preparate l’ingresso del Signore”.
La buona notizia è questa: il comando del Signore vince le resistenze, permette di superare l’imbarazzo, di evitare lo scoraggiamento dei fallimenti, di respingere la tentazione della rassegnazione.
La buona notizia è questa: uniamo le forze, condividiamo i pensieri, ci appassioniamo ai tentativi, ci lasciamo provocare dalle sfide.

 

  1. Perché la Chiesa sia presenza fiduciosa, promettente, lieta, unita.

La buona notizia è questa: diamo forma alle Comunità pastorali come strumento più adeguato per la missione nel territorio in cui abitiamo. In questa decisione condivisa con tutti i consigli diocesani, presbiterale, pastorale, episcopale, con l’Assemblea dei Decani, abbiamo la persuasione di essere condotti dallo Spirito di Dio e siamo convinti che solo la docilità allo Spirito può rendere unita, libera, lieta la nostra Chiesa Diocesana.

La costituzione e la vita delle Comunità Pastorali non è una riorganizzazione burocratica per far fronte alla riduzione del numero dei preti. Si tratta invece di una scelta compiuta per lasciarci condurre dall’imperativo della missione e dal vento amico dello Spirito che rinnova e riforma la Chiesa in ogni tempo e in ogni luogo.

 

  1. “Riforma” della Chiesa.

La riforma della Chiesa è opera dello Spirito e chiede a tutte le componenti della comunità cristiana di sperimentare lo stupore per le opere di Dio, di aprirsi alle novità necessarie perché la novità evangelica rinnovi la vita delle persone e delle strutture, vino nuovo in otri nuovi. Intraprendere e confermare un cammino nuovo per rispondere a inedite sfide chiede anche la scioltezza di lasciare quello che è di intralcio per camminare determinati a portare a compimento la nostra vocazione e a servire alla missione della Chiesa in questa terra e questa gente.
La gente, anche se non sempre lo ammette e forse neppure lo sa, ma ha bisogno di Vangelo, di speranza, di gioia: non servirà a nulla una Chiesa triste, lamentosa, stanca, nostalgica.
Abbiamo valutato il cammino compiuto dal 2006 a oggi, abbiamo riconosciuto la necessità della pastorale di insieme, abbiamo riconosciuto le fatiche, le complicazioni, le confusioni, le insoddisfazioni.
Abbiamo intuito che prendersi cura insieme della testimonianza e dell’annuncio del Vangelo è necessario, abbiamo intuito che la Comunità Pastorale è uno strumento più adatto di altri, un asino che può servire al re mite per entrare nella sua città.
Abbiamo compreso che per essere più sciolti, più fiduciosi, e superare le perplessità e le fatiche è più utile coltivare la gioia di annunciare la buona notizia, che la ricerca di accomodamenti per non scontentare troppo nessuno.

Siamo convinti che la gioia di annunciare il vangelo deve convocare e contagiare tutti, tutto il popolo di Dio, laici, laiche, consacrati, consacrate, diaconi preti: la missione non deve misurarsi sul numero e sull’età dei preti, ma sulla intensità della fede e della gioia, della carità e della speranza di tutto il popolo cristiano.
La buona notizia è questa: la missione continua!

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