Commemorazione di tutti i fedeli defunti, Milano, Duomo – 2 novembre 2022

  1. Ce n’è troppa di morte, c’è troppa morte sbagliata.

La nera signora dell’immaginazione antica che gira per la terra a mietere le sue vittime si lamenta di essere troppo disoccupata. La nera signora vorrebbe passare a mietere quando il tempo è trascorso, quando uomini e donne sono sazi di giorni, La nera signora si lamenta: c’è troppo spesso qualcuno che arriva prima e le ruba il suo macabro mestiere.

C’è troppa morte sbagliata: gli uomini si impegnano troppo per seminare morte, la morte violenta, la morte in guerra, la morte per violenze in casa, la morte per pazzia nei luoghi della vita quotidiana, la morte stupida di chi si mette nei pericoli, la morte assurda di chi si accalca per una festa.
C’è troppa morte, la morte cercata perché si considera insopportabile la vita, insopportabile la vita giovane, derubata delle promesse, insopportabile la vita insensata perché è stata proibita la speranza.
C’è troppa morte, la morte che spegne la vita prima che venga alla luce con il dramma tremendo dell’aborto.
C’è troppa morte.

 

  1. Quale futuro desiderate per l’umanità?

Che sta succedendo all’umanità del nostro tempo? Ha forse stretto alleanza con il nemico della vita?
Ha forse perso la voglia di vivere e di desiderare che continui la vita buona?
Forse una specie di inedita follia si diffonde come una epidemia, come una incontenibile violenza, come una stanchezza estenuante.
Quale futuro desiderate per l’umanità, coi che abitate la terra?

 

  1. La promessa.

In questo spettacolo desolante i discepoli di Gesù si sentono talora così imbarazzati da sospettare di essere un anacronismo. Abbiamo ancora parole da dire che siano comprensibili? abbiamo ancora opere di bene che non siano inutili? Abbiamo ancora canti da cantare che non siano di cattivo gusto?

Noi celebriamo l’eucaristia per dire una parola che non è frutto di una sapienza mondana.
Avremmo molti argomenti per arginare il dilagare della follia che semina la morte sbagliata, ma chi ascolta i nostri argomenti?
Avremmo molti testimoni per trarre dalla storia considerazioni sapienti e una luce amica per andare avanti, ma chi è disposto a imparare dalla storia?
Avremmo molti buoni sentimenti da condividere nella forma della prossimità, della consolazione, della comprensione per chi è troppo ferito, ma a che servono i buoni sentimenti quando dilaga la follia?

Noi celebriamo l’eucaristia perché questo solo possiamo fare che non sia inutile di fronte alla morte, alla morte sbagliata, a ogni morte: fare memoria di Gesù, metterci a servizio del suo desiderio di attirare tutti a sé.
Noi celebriamo l’eucaristia, cioè la morte sbagliata di Gesù, la morte violenta e ingiusta del Figlio dell’uomo, il giusto e il santo, e celebrando l’eucaristia siamo resi partecipi della rivelazione e riceviamo grazia di comunione con la morte ingiusta di Gesù per diventare partecipi della sua vittoria, secondo la volontà del Padre: questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto mi ha dato, ma lo risusciti nell’ultimo giorno.

I discepoli di Gesù celebrano l’eucaristia perché non ricevono una parola di consolazione fantastica come un “lieto fine”, ma diventano partecipi della vita di Gesù e perciò di una vita che merita di essere vissuta, di una vita che merita di essere donata, di una vita che la morte non può vincere, la vita eterna.
I discepoli di Gesù celebrano l’eucaristia e si fanno annunciatori della sapienza della croce, che può arginare e guarire la follia che preferisce la morte alla vita, che impegna tante risorse per far morire invece che impegnare tutte le risorse per aiutare a vivere.

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