Il forte richiamo dell’Arcivescovo all’accompagnamento vocazionale e al rispetto della libertà dei figli coglie nel segno. Temi legati al futuro e alle scelte qualificanti per la vita dei propri figli aleggiano di continuo nei pensieri dei genitori. Le regole del gioco sono chiare: aiutare i figli a intraprendere una strada che possa portarli alla propria realizzazione senza allungare su di loro la propria ombra, le proprie aspirazioni e magari le proprie frustrazioni. Come operare concretamente? Ce ne parla Fabio Pizzul, presidente dell’Azione cattolica ambrosiana, direttore di Radio Marconi e padre di quattro figli.

di Fabio PIZZUL

Famiglia

Devo confessare un certo smarrimento di fronte a questo compito, giustificato, almeno in parte, dal fatto che il più grande dei miei figli giunge solo ora alla soglia di una prima scelta importante, quella delle scuola cui iscriversi dopo la terza media. L’accompagnamento che con mia moglie (anzi, soprattutto lei) abbiamo tentato di offrire è stato, fino ad oggi, molto discreto e defilato. Per la verità, il diretto interessato non si è mai preoccupato più di tanto di riflettere sulla faccenda, rimandando il tutto a un non meglio precisato momento opportuno. A forza di punzecchiarlo, però, qualche mese fa, ha iniziato a incuriosirsi e a cercare informazioni che potessero garantirgli gli elementi necessari alla scelta. Da parte nostra non abbiamo fatto altro che offrirgli gli strumenti necessari a raccogliere le informazioni che cercava e accompagnare discretamente la sua riflessione ogni qualvolta ponesse domande o pensieri che intendeva in qualche modo condividere.
Da questa breve e banale esperienza mi sembra di poter trarre una prima indicazione: è necessario offrire gli strumenti e le informazioni necessarie a decidere. Questo vale nel campo dell’orientamento scolastico, ma, più in generale, in quello dell’orientamento vocazionale. Mi sembra dunque più che opportuno il richiamo dell’Arcivescovo alla necessità di inserire in maniera chiara ed esplicita nei cammini dedicati ai ragazzi e ai giovani il richiamo alle scelte vocazionali e di offrir loro la possibilità di conoscere e incontrare persone che abbiano già consapevolmente maturato un cammino vocazionale preciso. Un secondo capitolo sul quale riflettere e operare quotidianamente è quello della testimonianza o, se preferite, dell’esempio personale.
Riscontro come più di tante parole con i figli valgano piccoli gesti, gli atteggiamenti con cui si affrontano le diverse anche banali scadenze della vita quotidiana familiare. Far fronte agli impegni su vari fronti con una serenità di fondo che richiama alla soddisfazione per quello che si sta facendo e all’amore per il fare bene le cose (per quanto possibile) mi sembra un’ottima strategia per abituare propri figli a un atteggiamento aperto e positivo nei confronti della vita e del proprio futuro. E’ uno strumento piccolo e debole, ma spero efficace per combattere la logica del lamento e della recriminazione che troppo spesso sembra essere diventata la regola in tutti i campi della realtà di oggi.
La dimensione vocazionale diventa realtà vissuta ed esempio concreto da seguire soprattutto grazie all’incontro con persone realizzate e felici della propria condizione. La famiglia può offrire spunti e risorse interessanti, ma ha un enorme bisogno di alleanze e collaborazioni. Per questo, ed è l’ultimo spunto che vorrei offrire, è importante che come famiglia ci si apra a una cordiale e costruttiva collaborazione con la scuola, l’oratorio e tutte le altre agenzie educative. Talvolta è faticoso, ma ritengo sia un investimento importante per il futuro e, dunque, per la ricerca vocazionale dei propri figli.

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