Puntare sulla famiglia significa porsi direttamente in quello
che potremmo definire uno degli snodi più delicati
e più preziosi della vita quotidiana delle persone
di Fabio PIZZUL
L’Arcivescovo, nella sua omelia di inizio di anno pastorale, ha invitato con forza a rinnovare il proprio impegno missionario attraverso l’accostamento alla Bibbia. Un appello che deve vedere in prima linea le comunità parrocchiali e tutte leaggregazioni ecclesiali e che si inserisce in una rinnovata strategia all’insegna della pastorale d’insieme.
L’Arcivescovo ha anche lanciato un forte appello all’ascolto, della realtà e della parola, in una sorta di duplice fedeltà che richiama ogni credente alla necessaria integrazione tra la sua fede e la vita quotidiana, con le sue delusioni e le sue fatiche.Puntare sulla famiglia significa porsi direttamente in quello che potremmo definire uno degli snodi più delicati e più preziosi della vita quotidiana delle persone.
Il percorso pastorale chiede di porsi in ascolto della famiglia e delle sue fragilità, in un atteggiamento comprensivo e colmo di misericordia. Un aspetto, questo, che non sempre è diffuso in una pastorale che rischia di preoccuparsi dell’efficacia delle iniziative più che delle necessità, ribadita dall’Arcivescovo, di raggiungere in modo adeguato e rispettoso ogni persona e ogni famiglia. Richiamare all’ascolto significa chiedere un forte esame di coscienza a tutti coloro che sono impegnati nella pastorale, a qualsiasi titolo.
Le aggregazioni devono sentirsi particolarmente chiamate in causa: oltre a continuare ad arricchire la comunità cristiana con i loro peculiari carismi, non devono sottrarsi alla fatica dell’ascolto, paziente e rispettoso, delle altre realtà ecclesiali. Torna di estrema attualità il riferimento alla presenza sul territorio che prende forma nelle parrocchie e nelle nuove forme di organizzazione che si sostanzieranno nelle comunità pastorali.
Radicarsi nella parrocchia ed entrare in contatto con le sue attività significa mettersi in ascolto del territorio, delle famiglie, delle persone che lì vivono, andando oltre la consolante, ma parziale, logica delle comunità che si radunano a partire da comunanza di intenti ed affinità. Da un ascolto paziente e attento degli altri, fuori e dentro la comunità ecclesiale locale, può nascere la condivisione profonda e la comunione invocata dal Cardinale nella sua omelia di apertura dell’anno pastorale.
Particolarmente significativi diventano allora due appuntamenti, ormai prossimi: ilrinnovo dei consigli pastorali a livello territoriale e il Convegno di Verona. I consigli pastorali sono il luogo in cui vivere e costruire la triade comunione, collaborazione, corresponsabilità, che sta tanto a cuore del nostro Arcivescovo e che è l’unico possibile punto di partenza per una reale pastorale d’insieme.
Il convegno di Verona rappresenta il punto più significativo di confronto e condivisione per l’intera chiesa italiana lungo il cammino indicato dai vescovi. Due momenti forti dal punto di vista simbolico che troveranno nell’atteggiamento dell’ascolto un fondamentale punto di forza. Le aggregazioni laicali avranno modo di rispondere all’appello dell’Arcivescovo rafforzando la loro collaborazione che trova nel Coordinamento diocesano associazioni gruppi e movimenti un prezioso momento di sintesi.
Il punto di partenza dell’intero cammino, personale e comunitario, non potrà però che esserel’ascolto della Parola, che deve fondare qualsiasi itinerario di fede e di evangelizzazione. Di grande suggestione, in tal senso, èl’invito dell’Arcivescovo a consegnare la Bibbia ad ogni famiglia della diocesi. Partendo da lì potremo riconoscere che davvero l’amore di Dio è presente in mezzo a noi.