Martedì della settimana della V domenica dopo l’Epifania

 

 

Lettura

Lettura del libro del Siracide 28, 13-22

 

Maledici il calunniatore e l’uomo che è bugiardo,/ perché hanno rovinato molti che stavano in pace./ Le dicerie di una terza persona hanno sconvolto molti,/ li hanno scacciati di nazione in nazione;/ hanno demolito città fortificate/ e rovinato casati potenti./ Le dicerie di una terza persona / hanno fatto ripudiare donne forti,/ privandole del frutto delle loro fatiche./ Chi a esse presta attenzione certo non troverà pace,/ non vivrà tranquillo nella sua dimora./ Un colpo di frusta produce lividure,/ ma un colpo di lingua rompe le ossa./ Molti sono caduti a fil di spada,/ ma non quanti sono periti per colpa della lingua./ Beato chi è al riparo da essa,/ chi non è esposto al suo furore,/ chi non ha trascinato il suo giogo/ e non è stato legato con le sue catene./ Il suo giogo è un giogo di ferro;/ le sue catene sono catene di bronzo./ Spaventosa è la morte che la lingua procura,/ al confronto è preferibile il regno dei morti./ Essa non ha potere sugli uomini pii,/ questi non bruceranno alla sua fiamma.

 

Salmo

Sal 30 (31)

 

     ®    Signore, mio Dio, tu sei il mio aiuto.

 

Signore, che io non debba vergognarmi per averti invocato;

si vergognino i malvagi,

siano ridotti al silenzio negli inferi.

Tacciano le labbra bugiarde,

che dicono insolenze contro il giusto

con orgoglio e disprezzo. ®

 

Quanto è grande la tua bontà, Signore!

La riservi per coloro che ti temono,

la dispensi a chi in te si rifugia.

Tu li nascondi al riparo del tuo volto,

lontano dagli intrighi degli uomini;

li metti al sicuro nella tua tenda. ®

 

Amate il Signore, voi tutti suoi fedeli;

il Signore protegge chi ha fiducia in lui

e ripaga in abbondanza chi opera con superbia.

Siate forti, rendete saldo il vostro cuore,

voi tutti che sperate nel Signore. ®

 

Vangelo

Lettura del Vangelo secondo Marco 7, 31-37

 

In quel tempo. Uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidone, il Signore Gesù venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».                   

 

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