VENERDÌ DELLA III SETTIMANA DI AVVENTO

 

 

Messa nel giorno:

EZECHIELE

Lettura del profeta Ezechiele 13, 1-10

In quei giorni. Mi fu rivolta questa parola del Signore: «Figlio dell’uomo, profetizza contro i profeti d’Israele, profetizza e di’ a coloro che profetizzano secondo i propri desideri: Udite la parola del Signore: Così dice il Signore Dio: Guai ai profeti stolti, che seguono il loro spirito senza avere avuto visioni. Come volpi fra le macerie, tali sono i tuoi profeti, Israele. Voi non siete saliti sulle brecce e non avete costruito alcun baluardo in difesa della casa d’Israele, perché potessero resistere al combattimento nel giorno del Signore. Hanno avuto visioni false, vaticini menzogneri coloro che dicono: “Oracolo del Signore”, mentre il Signore non li ha inviati. Eppure confidano che si avveri la loro parola! Non avete forse avuto una falsa visione e preannunciato vaticini bugiardi, quando dite: “Oracolo del Signore”, mentre io non vi ho parlato?
Pertanto dice il Signore Dio: Poiché voi avete detto il falso e avuto visioni bugiarde, eccomi dunque contro di voi, oracolo del Signore Dio. La mia mano sarà sopra i profeti dalle false visioni e dai vaticini bugiardi; non faranno parte dell’assemblea del mio popolo, non saranno scritti nel libro della casa d’Israele e non entreranno nella terra d’Israele, e saprete che io sono il Signore Dio. Ingannano infatti il mio popolo dicendo: “Pace!”, e la pace non c’è; mentre il popolo costruisce un muro, ecco, essi lo intonacano di fango».

 

SALMO

Sal 5

 

                   ® Guidami, Signore, nella tua giustizia.

 

Sii attento alla voce del mio grido,
o mio re e mio Dio,
perché a te, Signore, rivolgo la mia preghiera.
Al mattino ascolta la mia voce;
al mattino ti espongo la mia richiesta
e resto in attesa. ®

 

Tu non sei un Dio che gode del male,
non è tuo ospite il malvagio;
gli stolti non resistono al tuo sguardo.
Tu hai in odio tutti i malfattori,
tu distruggi chi dice menzogne. ®

 

 

Io, invece, per il tuo grande amore,
entro nella tua casa;
mi prostro verso il tuo tempio santo
nel tuo timore.
Guidami, Signore, nella tua giustizia;
spiana davanti a me la tua strada. ®

 

PROFETI

Lettura del profeta Sofonia 3, 9-13

Così dice il Signore Dio: «Allora io darò ai popoli un labbro puro, / perché invochino tutti il nome del Signore / e lo servano tutti sotto lo stesso giogo. / Da oltre i fiumi di Etiopia / coloro che mi pregano, / tutti quelli che ho disperso, mi porteranno offerte. / In quel giorno non avrai vergogna / di tutti i misfatti commessi contro di me, / perché allora allontanerò da te / tutti i superbi gaudenti, / e tu cesserai di inorgoglirti / sopra il mio santo monte. / Lascerò in mezzo a te / un popolo umile e povero. / Confiderà nel nome del Signore / il resto d’Israele. / Non commetteranno più iniquità / e non proferiranno menzogna; / non si troverà più nella loro bocca / una lingua fraudolenta. / Potranno pascolare e riposare / senza che alcuno li molesti».

 

VANGELO

Lettura del Vangelo secondo Matteo 17, 10-13

In quel tempo. I discepoli domandarono al Signore Gesù: «Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elia?». Ed egli rispose: «Sì, verrà Elia e ristabilirà ogni cosa. Ma io vi dico: Elia è già venuto e non l’hanno riconosciuto; anzi, hanno fatto di lui quello che hanno voluto. Così anche il Figlio dell’uomo dovrà soffrire per opera loro». Allora i discepoli compresero che egli parlava loro di Giovanni il Battista.
 

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Liturgia vespertina vigiliare della solennità di San’Ambrogio

 

Vita di sant’Ambrogio, vescovo e dottore della Chiesa

 

Ambrogio nacque da famiglia romana a Treviri nelle Gallie, città allora residenza imperiale, dove il padre esercitava le alte funzioni di prefetto del pretorio. Terminati a Roma gli studi, ricevette dal prefetto Probo l’incarico di recarsi a Milano come governatore della provincia di Liguria ed Emilia.

Proprio in quel tempo morì il vescovo ariano Aussenzio e tra il popolo cristiano si accese una violenta discordia in merito alla scelta del successore. Ambrogio si recò allora – com’era dovere della sua carica – alla chiesa, per sedare il tumulto: qui parlò a lungo e con grande capacità persuasiva della pace e del bene comune. L’impressione sui presenti fu enorme. Si dice che a quel punto improvvisamente risuonò nell’assemblea l’esclamazione di un fanciullo «Ambrogio vescovo!», e che tutto il popolo si unì a quella voce e acclamò concorde «Ambrogio vescovo!», designando in tal modo con scelta unanime il governatore quale proprio pastore.

Di fronte al rifiuto e alla resistenza di Ambrogio, il desiderio ardente del popolo fu sottoposto all’imperatore Valentiniano, che si mostrò ben contento che il vescovo fosse stato scelto tra i magistrati da lui nominati. Lietissimo fu pure il prefetto Probo che, quasi profetizzando, aveva detto ad Ambrogio al momento della partenza: «Va, e comportati non come giudice, ma come vescovo».

Coincidendo pertanto la volontà dell’imperatore col desi-derio del popolo, Ambrogio venne battezzato (era infatti solo catecumeno), e iniziato nei giorni successivi al sacro ministero.

Otto giorni dopo il battesimo, precisamente il 7 dicembre dell’anno 374, ricevette l’ordinazione episcopale.

Divenuto vescovo, fu suo impegno difendere con coraggio la libertà della Chiesa e la dottrina della fede, richiamando alla verità molti eretici; fra questi generò a Gesù Cristo mediante il battesimo sant’Agostino, il grande dottore della Chiesa.

Sollecito del bene di tutte le Chiese, sapeva intervenire nella comunione cristiana con grande energia e costanza. Fu instancabile nell’adempiere i doveri del ministero pastorale, tanto che, dopo la sua morte, nell’amministrazione dei Misteri dell’iniziazione cristiana cinque vescovi riuscirono a stento a supplirlo.

Amò intensamente i poveri e i prigionieri, per i quali donò tutto l’oro e l’argento che possedeva. Quando fu eletto vescovo, assegnò alla sua Chiesa anche i propri vasti possedimenti fondiari in Sicilia e in Africa – destinandone il solo usufrutto alla sorella Marcellina – in modo da non serbare per sé cosa alcuna che potesse dire sua. Così, come un soldato privo di impedimenti e pronto a combattere, si mise al seguito di Cristo Signore che «da ricco che era, si è fatto povero per noi, perché diventassimo ricchi per mezzo della sua povertà».

Godeva con coloro che erano nella gioia, piangeva con chi era afflitto. Ogni volta che qualcuno gli confessava i propri peccati per riceverne la penitenza, compartecipava a tal punto al dolore del penitente da versare con lui lacrime di pentimento: si considerava infatti peccatore tra i peccatori.

Dopo essersi recato per due volte nelle Gallie presso l’usurpatore Massimo, responsabile dell’uccisione dell’imperatore Graziano, Ambrogio ruppe irrevocabilmente la comunione con lui e con quanti si erano resi responsabili, insieme a Massimo, della morte a Treviri dell’eretico Priscilliano.

Ma il presule milanese, in seguito alla strage di Tessalonica, non dubitò di escludere dalla partecipazione ai divini Misteri anche il grande imperatore Teodosio, da lui peraltro profondamente stimato, finché questi non ebbe umilmente eseguita la penitenza impostagli a causa di quella efferata repressione.

Il vescovo di Milano ha lasciato alla sua Chiesa splendidi edifici di culto e all’intera comunione cristiana scritti dogmatici e omiletici, considerati in Oriente come in Occidente testimonianza della fede dell’antica Chiesa indivisa.

Logorato dalle grandi fatiche e dall’intensa cura della Chiesa di Dio, al termine della sua ultima Quaresima cadde ammalato. Quando era ormai prossimo alla morte, pregava nel suo letto con le braccia aperte in forma di Croce; Onorato, vescovo di Vercelli, mosso da un impulso divino, accorse al suo capezzale portandogli il Corpo del Signore. Ambrogio si comunicò e subito dopo consegnò la propria anima a Dio: era il Sabato Santo, 4 aprile, dell’anno 397, prima dell’alba.

 

Onore e gloria al Signore Nostro Gesù Cristo, che regna nei secoli dei secoli.

 

 

Salmello

Sal 88 (89), 20b-c. 22a. 23

 

Ho portato aiuto a un prode,

ho esaltato un eletto tra il mio popolo:

la mia mano è il suo sostegno.

V Su di lui non trionferà il nemico,

né l’opprimerà l’uomo perverso:

la mia mano è il suo sostegno.

 

 

Epistola

Lettera agli Ebrei 5, 1-6

 

Fratelli,

ogni sommo sacerdote è scelto fra gli uomini e per gli uomini viene costituito tale nelle cose che riguardano Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati. Egli è in grado di sentire giusta compassione per quelli che sono nell’ignoranza e nell’errore, essendo anche lui rivestito di debolezza. A causa di questa egli deve offrire sacrifici per i peccati anche per se stesso, come fa per il popolo.

Nessuno attribuisce a se stesso questo onore, se non chi è chiamato da Dio, come Aronne. Nello stesso modo Cristo non attribuì a se stesso la gloria di sommo sacerdote, ma colui che gli disse: «Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato», gliela conferì come è detto in un altro passo:

«Tu sei sacerdote per sempre,

secondo l’ordine di Melchìsedek».

 

 

Vangelo

Lettura del Vangelo secondo Giovanni 6, 14-21

 

In quel tempo.

La gente, visto il segno che il Signore Gesù aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo.

Venuta intanto la sera, i suoi discepoli scesero al mare, salirono in barca e si avviarono verso l’altra riva del mare in direzione di Cafàrnao. Era ormai buio e Gesù non li aveva ancora raggiunti; il mare era agitato, perché soffiava un forte vento. Dopo aver remato per circa tre o quattro miglia, videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: «Sono io, non abbiate paura!». Allora vollero prenderlo sulla barca, e subito la barca toccò la riva alla quale erano diretti.

 

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