Il messaggio del Pontefice ai partecipanti all’incontro con i Vescovi lombardi: «Con la vostra saggezza portate molto frutto». La Messa presieduta dal cardinale Cantoni, con l’omelia dell’arcivescovo Delpini
«Oggi nella mentalità mondana sempre più dilagante, la vecchiaia non solo sembra far paura, ma alimenta anche continuamente la logica dello scarto […] Così il mondo viene distinto tra chi produce e ha grandi performance lavorative e di servizi per la società, e chi ormai, non essendo più attivo e non producendo più, è destinato a vivere ai margini. In realtà, una lunga vita – così insegna la Scrittura – è una benedizione, e i vecchi non sono reietti dai quali prendere le distanze, bensì segni viventi della benevolenza di Dio che elargisce la vita in abbondanza».
Lo scrive papa Francesco nel messaggio ai sacerdoti lombardi anziani, malati e con disabilità riuniti oggi a Caravaggio per l’VIII Giornata di fraternità con i Vescovi della regione (leggi qui il testo integrale). Nel messaggio – letto dal vescovo di Cremona, Antonio Napolioni – il Pontefice fa riferimento alla «sorpresa» con cui la vecchiaia sembra cogliere l’uomo e alla «tentazione della rassegnazione»: «Pensiamo di essere giunti in un momento della vita in cui, dopo aver speso la vita per il Vangelo e la Chiesa, non abbiamo più frutti da portare».
Ma non è così. Anzi, «è proprio questo il momento in cui fare alleanza tra giovani e anziani, tra giovani sacerdoti e voi sacerdoti anziani». Ed ecco quindi l’invito: «Non è questo il tempo di “tirare i remi in barca», ma di «portare con la vostra saggezza molto frutto: avete molto tempo per poter pregare per la Chiesa e per i vostri confratelli più giovani perché siano fedeli alla parola di Gesù; potete ascoltare con pazienza e magnanimità le confessioni, potete testimoniare quanto sia importante per noi guardare e leggere la storia a partire dai molti segni di tenerezza e di amore che Dio Padre ha disseminato nella nostra vita».
La Giornata e la Messa
La Giornata di Caravaggio si è svolta in occasione del consueto incontro della Conferenza episcopale lombarda ed è stata promossa da Unitalsi Lombarda e Cel, con la collaborazione organizzativa della Fondazione Opera Aiuto Fraterno, che nella Diocesi di Milano si prende cura del clero anziano e ammalato. Sono stati invitati non solamente i sacerdoti diocesani, ma anche quelli appartenenti alle famiglie religiose operanti nelle diocesi lombarde, i diaconi permanenti, nonché i responsabili diocesani della Pastorale della salute: 112 i sacerdoti presenti, più dieci seminaristi, 14 diaconi, e i volontari Unitalsi – con il loro presidente regionale Luciano Pivetti, impegnati al loro servizio – per un totale di 200 persone. Per essere puntuali all’incontro, c’è chi si è messo in strada alle cinque del mattino, dai territori più “periferici” come la Valtellina.
Dopo l’accoglienza e la preparazione alla liturgia, la processione dei sacerdoti presenti ha introdotto alla celebrazione eucaristica nel Santuario di Santa Maria del Fonte, presieduta dal cardinale Oscar Cantoni, Vescovo di Como, e concelebrata dai Vescovi lombardi.
L’omelia (leggi qui il testo integrale) è stata pronunciata dall’Arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini – che nel 2014, da vicario generale dell’arcidiocesi di Milano, fu con l’allora presidente di Unitalsi Lombarda Vittore De Carli impegnato nella prima “gestazione” dell’incontro di Caravaggio -, che ha formulato «l’elogio di coloro che stanno presso la croce del Signore Gesù». «Non sono eroi che vogliono sfidare il mondo, non sono più coraggiosi degli altri, non sono persone che vogliono dimostrare qualche cosa, rimproverare gli altri per essere stati vili o infedeli – ha spiegato -. Stanno presso la croce solo perché amano Gesù al punto da non poter vivere senza di lui […]. Stanno presso la croce non per particolari virtù, non si distinguono per imprese memorabili. Semplicemente stanno lì presso la croce, come gente che non sa dove altrimenti essere: “Gesù, dove dovremmo andare? Tu solo sei parola di vita eterna, tu che stai per dare l’ultimo respiro!”».
E ancora: «Non hanno parole da dire, sono in ascolto, sanno che le uniche parole che contano sono quelle di Gesù […]. Non hanno progetti, non immaginano missioni, dipendono in tutto da Gesù. […] Non stanno lì per lamentarsi di come sono ingrati gli uomini, di come è ingiusta la storia, di come è ottuso il potere, di come è aggressiva la suscettibilità offesa dei capi del popolo. Se non si lamenta il crocifisso, come sarà possibile lamentarsi?». Semplicemente «tengono fisso lo sguardo su Gesù e riconoscono in lui come l’amore giunge fino alla fine, fino al compimento».
E poi la conclusione: «I preti e i diaconi che sono qui radunati e tutti quelli che non hanno potuto partecipare possono riconoscersi tra coloro che stanno presso la croce. Facciamo quindi l’elogio di preti e diaconi che, come quell’inizio della Chiesa, stanno presso la croce. Facciamo l’elogio di coloro che stanno e ci mettiamo anche noi tutti, popolo di Dio, vescovi e preti e diaconi, consacrati e consacrate, insieme con Maria, tra coloro che stanno presso la croce».
Ed è stato un omaggio a Maria il gesto compiuto al termine della celebrazione: il dono al Santuario di Caravaggio di tre piante della rosa intitolata al cardinale Carlo Maria Martini, ibridata nel decennale della morte del gesuita biblista che fu arcivescovo di Milano dal 1979 al 2002.
Infine il pranzo, sempre presso il Centro di spiritualità: ultimo atto, nel segno della convivialità, di una giornata di fraternità che negli anni ha saputo suscitare un consenso e una partecipazione crescenti, e che nemmeno la pandemia è riuscita a fermare.
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