«Un cuore più grande della guerra» è il titolo del festival sociale e culturale dedicato al Beato in programma dal 30 settembre al 3 ottobre a Kiev e Karkhov. La Diocesi di Milano e la Fondazione donano una reliquia
S’intitola “Un cuore più grande della guerra” il festival sociale e culturale in programma dal 30 settembre al 3 ottobre nelle città ucraine di Kiev e Karkhov: al centro, la figura del beato don Gnocchi (1902-1956), che a sessant’anni dalla morte “torna” – simbolicamente, ma anche concretamente grazie al dono di una sua reliquia fatto dalla diocesi di Milano e dalla Fondazione Don Gnocchi – nelle terre teatro dell’epica ritirata di Russia del 1942-1943, dove maturò quella vocazione alla carità che si tradusse poi nell’Opera per i mutilatini e i poliomielitici.
Tutto nasce in seno all’associazione “Emmaus”, fondata nel 2011 dall’intellettuale Aleksandr Filonenko, filosofo convertitosi al cristianesimo da adulto, teologo ortodosso e professore universitario, con l’obiettivo di dare risposta al dolore di tanti ragazzini orfani e invalidi che la durissima società post-sovietica emargina e abbandona. E quando in Ucraina scoppia la guerra, il dolore assume tratti nuovi e drammatici. In questo contesto matura l’incontro con la figura di don Gnocchi. Uno squarcio di speranza, con quelle coincidenze così straordinarie: don Carlo e i suoi amati alpini, la ritirata di Russia iniziata in quei luoghi e quel cappellano che cercava il senso della vita umana anche al fronte e che vedeva Cristo tra chi combatte e muore; e poi l’opera dei mutilatini, il significato del dolore innocente, un’opera grandissima ma così simile alla piccola goccia di speranza della loro “Emmaus”.
Il contatto con la Fondazione ha così dato il via a una serie di iniziative che culmineranno il prossimo 30 settembre con la presentazione a Kiev di un libro con gli scritti Cristo con gli alpini e Pedagogia del dolore innocente tradotti in lingua russa, alla presenza, tra gli altri, di Silvio Colagrande, la persona che 60 anni fa ha ricevuto in dono la cornea del beato don Carlo Gnocchi; a Karkhov, dal 1° ottobre, con l’inaugurazione di una mostra su don Carlo e con l’insediamento, domenica 2 ottobre, di una reliquia del Beato nella chiesa della Dormizione della Vergine Maria. Presenti, con il vescovo cattolico Stanislav Shirokoradyuk, anche delegazioni della Fondazione Don Gnocchi (rappresentata da don Maurizio Rivolta, rettore del Santuario milanese del beato don Gnocchi, e da Lino Lacagnina, responsabile del progetto volontariato della Fondazione Don Gnocchi) e dell’Arcidiocesi di Milano (rappresentata dal vicario episcopale monsignor Luca Bressan e dal diacono incaricato per l’ecumenismo, Roberto Pagani). Agli appuntamenti di Kiev del 30 settembre e di Karkhov del 1° ottobre parteciperà anche il prestigioso Coro alpino CET (Canto e Tradizione) di Milano.
Il festival si chiuderà con incontri con i volontari e le associazioni che si occupano dei profughi e dei mutilati di guerra e con i responsabili di un locale Centro di riabilitazione.