A Roma per la canonizzazione dei due Pontefici saranno presenti il cardinale Scola e diversi pellegrini milanesi: diretta su www.chiesadimilano.it in collegamento con Telepace, maxischermo in piazza Duomo. In Duomo, alle 17.30, Messa di ringraziamento presieduta dal Vicario generale
di Massimo PAVANELLO
Domenica 27 aprile, in Vaticano, papa Francesco presiederà la cerimonia di canonizzazione dei Beati Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. Saranno presenti sia il cardinale Angelo Scola, sia diversi pellegrini ambrosiani.
In Duomo, alle 17.30, Messa di ringraziamento presieduta dal Vicario generale monsignor Mario Delpini: particolarmente invitati i fedeli di Comunità pastorali, parrocchie e realtà intitolate ai due nuovi Santi
L’attaccamento dei fedeli ambrosiani a questi due Papi è cosa nota. Ma anche l’affetto dei Pontefici per Milano ha testimonianze dirette.
Giovanni XXIII agli ambrosiani
Per quanto riguarda papa Giovanni, basti citare il discorso che egli fece, venerdì 1 giugno 1962, ad alcune delegazioni della gioventù femminile cattolica dell’Arcidiocesi di Milano. «Mentre Lei, Signor Cardinale – disse rivolgendosi a Giovanni Battista Montini – manifestava or ora i sentimenti di queste brave figliuole, ed esse li sottolineavano con vivacità lombarda che Ci tocca il cuore, davanti ai Nostri occhi si apriva come la visione della grande, della cara arcidiocesi Ambrosiana, la cui storia – nei suoi Santi, nelle sue tradizioni, nella sua liturgia e nel suo canto -, Ci è sempre motivo di commossa esultanza».
Il discorso poi diventava aneddoto col racconto di una personale visita a Milano: «Ci venni nel gennaio del 1919 l’invito, accolto di buon grado, a tenere a Milano uno dei tre discorsi che avviarono l’istituzione ufficiale della Gioventù Cattolica Femminile Ambrosiana. Parlammo in arcivescovado sul tema: Santa Caterina da Siena e la devozione al Papa. Non abbiamo ritrovato, tuttora, gli appunti di quella conversazione; ma è ben vivo il ricordo di aver offerto il Nostro umile contributo all’accendersi di una grande fiamma!».
Il Pontefice inoltre elencò in quella occasione nomi di personalità lombarde da lui assai stimate e conosciute: monsignor Francesco Olgiati, Niccolò Rezzara, Giuseppe Toniolo, Giovanni Grosoli. E, su tutti, il cardinale Andrea Carlo Ferrari, «benemerito tra i benemeriti. Lo venerammo in vita e dopo morte; e alla sua benedizione e protezione Ci affidammo sugli albori del nostro sacerdozio. Oh, il cardinale Ferrari, il cardinale Ferrari! In un quadernetto del 1920, alla data del 22 settembre, fissammo queste parole a edificazione Nostra, allora e per sempre». Le «custodimmo tra i ricordi più sacri, come un incoraggiamento venuto dall’alto, le sue parole, che apersero il solco della Nostra umile attività a Roma: Dove Dio chiama si va, senza esitazione, abbandonandosi in tutto alla amorosa sua provvidenza».
Il congedo infine si volse in invito: «Tornando a Milano, alle mille parrocchie che la tradizione di un clero buono e zelante mantiene in uno spirito di acceso fervore, recate a tutti, a tutti senza eccezione, il saluto del Papa; recate ai poveri e agli ammalati il suo conforto; ai bimbi la sua carezza; alle anime più fervorose il suo grazie e l’incoraggiamento al ben fare e al ben volere, sempre: con Cristo e per Cristo, con la Santa Chiesa nel tempo, e nella aspettazione del grande giorno, che S. Paolo ha definito il dies Christi Iesu».
Giovanni Paolo II a Milano
Oltre ad aver ricevuto a Roma numerose delegazioni lombarde, nella nostra regione papa Wojtyla venne diverse volte. A Milano per due anni di seguito: nel 1983, in occasione del XX Congresso eucaristico, e nel 1984, per il IV centenario della morte di S. Carlo. Tanti quindi furono i pensieri che egli rivolse con calore agli ambrosiani e molteplici le opportunità dei fedeli di manifestare direttamente a lui il loro affetto. I ricordi sono ancora vivi in tutti e non è necessario moltiplicare le parole. Qui citiamo solamente qualche passaggio di un discorso – poiché questo ambito è uno di quelli che ha caratterizzato il suo ministero – rivolto ai giovani.
Sabato 21 maggio 1983, all’autodromo di Monza, così concluse: «Carissimi giovani! Una delle prime parole, che ho detto nel giorno del solenne inizio del mio pontificato, è stata una parola di speciale fiducia nei giovani! Anche oggi, a voi giovani di Monza, di Milano, della Lombardia, dell’Italia tutta, dico: voi siete la mia speranza, la speranza della Chiesa, la speranza della società! Nella forza della vostra fede giovanile voi sostenete la speranza di un mondo rinnovato in Cristo! Sono certo che il prossimo futuro dimostrerà che non avrete deluso le aspettative che vengono oggi riposte in voi! Coraggio! Il Papa è con voi! La Chiesa è con voi! Cristo è con voi!». Parole dette dopo aver esplicitamente ricordato il proprio ruolo – «io sono in mezzo a voi per parlarvi di Cristo» – e aver incoraggiato i giovani a manifestare «la forza incoercibile della vostra giovinezza nella gioia e nel coraggio della fede cristiana, quella fede che produce la vittoria sulle forze del male!».
E per esplicitare il desiderio del Papa di incontrare quante più realtà diocesane possibili, basti solo l’elenco dei discorsi tenuti. Durante la prima visita, nel 1983, in soli tre giorni egli si rivolse alla città di Milano; alle religiose; alla popolazione di Desio, Seregno e Venegono, compresa una tappa in Seminario; ai giovani nell’autodromo di Monza; ai lavoratori di Sesto San Giovanni; al Teatro alla Scala; al Convento delle Orsoline di San Carlo; ai docenti della Cattolica; agli imprenditori e agli operatori economici; dal balcone del Duomo; ai degenti del Policlinico di Milano.
Anche durante il secondo viaggio, nel 1984, motivato dall’anniversario del Santo di cui egli portava il nome, papa Wojtyla ha dimostrato il suo attaccamento alla terra del co-patrono ambrosiano. Disse così a Varese, prima di intraprendere la salita delle Cappelle del Sacro Monte: «Ho sentito la necessità di compiere questo pellegrinaggio straordinario, sia per onorare San Carlo, vero gigante nella storia della Chiesa, sia per ritornare alle fonti della sua vita e del suo insegnamento, termine di confronto valido per la vita cristiana di oggi. Infatti la personalità di san Carlo è incancellabile dalla Chiesa».