È con questa aspettativa che il Decanato di Appiano Gentile attende il cardinale Scola, che per la sua visita pastorale incontrerà i fedeli al Cinema Teatro Nuovo di Binago. Parla il decano don Giuseppe Conti
di Cristina CONTI
Martedì 15 dicembre la visita pastorale “feriale” del cardinale Angelo Scola toccherà Binago (Como), dove alle 21, al Cinema Teatro Nuovo (viale Caduti 4), l’Arcivescovo incontrerà i fedeli del Decanato di Appiano Gentile. «La tappa della visita pastorale nel nostro territorio conclude la serie degli incontri del Vicario episcopale con le Comunità – spiega il decano don Giuseppe Conti -. Prima dell’arrivo del Cardinale verrà proiettato un video per presentare il Decanato e durante l’incontro alcuni laici rivolgeranno domande su temi essenziali, che nascono da un profondo lavoro di raccolta e di sintesi».
Come è organizzato il vostro Decanato?
È formato da 17 parrocchie strutturate in 5 Comunità pastorali (due costituite, tre in formazione e una parrocchia). Ci sono 17 chiese parrocchiali e 31 chiese o cappelle sussidiarie. Vi vivono 19 sacerdoti (11 fra parroci e vicari e 8 Residenti), 4 diaconi collaboratori pastorali e 4 Comunità religiose femminili. Il Consiglio pastorale decanale ha alcune Commissioni (Pastorale familiare, Pastorale missionaria, Pastorale giovanile, Caritas, Ac e – in formazione – Catechesi). Ci sono riunioni regolari dell’Assemblea decanale del clero. Mentre la proposta pastorale nell’anno liturgico è scandita dagli appuntamenti del calendario decanale.
Quali invece le sue caratteristiche sociali ed economiche?
Il Decanato ha quasi 53 mila abitanti su un territorio di 66,16 kmq. È composto (geograficamente e sociologicamente) da “paesi”, fra i quali solo due cittadine sfiorano gli 8 mila (Appiano Gentile) e i 10 mila abitanti (Lurate Caccivio). La popolazione gode generalmente di un discreto tenore di vita, ancora superiore per un buon numero di frontalieri, molto alto in alcuni quartieri residenziali di élite. Tuttavia la crisi economica, e in particolare del tessile a livello locale, l’immigrazione, situazioni di disgregazione familiare e di povertà umana hanno creato crescenti sacche di povertà.
La partecipazione alle attività parrocchiali è buona? Cosa vi aspettate per il futuro?
La pratica religiosa qui discende da una ricca tradizione cristiana, radicata e sviluppata sia in famiglia, sia in parrocchia, ed espressa con molte iniziative e opere sociali. Le condizioni socioculturali sono mutate, però, e hanno indebolito da tempo questa naturale trasmissione della fede e dei valori condivisi soprattutto nella famiglia, rendendo più episodico e incerto il cammino cristiano delle nuove generazioni. La frequenza alla Messa rimane ancora superiore alla media, numerosa è la partecipazione ai momenti popolari della vita parrocchiale, resistono l’attaccamento all’identità parrocchiale e la considerazione verso il sacerdote. Ci sono ancora vocazioni sacerdotali e religiose. Mentre la realtà giovanile, se coltivata è ridotta, ma viva. Vanno però sviluppate nuove condizioni per l’appropriazione della fede radicata nella persona di Cristo, per una pastorale che metta al centro la famiglia e il suo ruolo evangelizzante, per una matura convinzione sulla formazione permanente dei laici, per una naturale espressione missionaria della fede e della vita cristiana secondo il “pensiero di Cristo” che, pur non senza cancellare le tradizioni, trovi nuove forme di espressione e non sia bloccata sull’espressione «si è sempre fatto così».
Con quali aspettative vi accostate all’incontro con l’Arcivescovo?
Nei mesi passati si sono tenute le elezioni per i nuovi Consigli e abbiamo ricevuto la lettera pastorale dell’Arcivescovo Educarsi al pensiero di Cristo: attendevamo una sua venuta proprio in questo periodo per aiutarci a riflettere sulla vocazione dei fedeli laici nelle condizioni odierne e per indicare loro alcune piste concrete di maturazione. All’inizio dell’incontro (prima delle domande) e proprio su questo tema, ci piacerebbe ascoltare dal Cardinale una “lezione”, che possa aiutare i fedeli laici del nostro Decanato a “prendere il largo” con fiducia nella missione della Chiesa, resistendo alla tentazione di ridurre la fede all’ambito “privato”, senza rimpianti per le certezze del passato e senza paure per un futuro incerto, ma per il quale non mancano riferimenti.