Al Centro diocesano la presentazione dell’itinerario per il prossimo anno pastorale. Don Matteo Crimella: «L’ascolto nelle case con i laici protagonisti è il punto di forza, l’età media avanzata l’aspetto problematico»

di Annamaria BRACCINI

don matteo crimella

I Gruppi di Ascolto voluti dal cardinale Martini e proseguiti dal cardinale Tettamanzi sono oggi sostenuti con forza dal cardinale Scola per divulgare – a livello personale e comunitario – la conoscenza della Scrittura, in quella “scuola della Parola” diffusa che potrebbe essere grande come l’intera Chiesa ambrosiana. Per questo l’incontro che si svolgerà sabato 18 giugno (dalle 10 alle 12.30 presso il Centro di via Sant’Antonio 5 a Milano) avrà un significato di notevole rilevanza. In quell’occasione, infatti, si presenterà l’itinerario per l’anno prossimo dei Gruppi di Ascolto. Cammino che, come sempre, sarà guidato dai laici e che quindi ha anche il merito di valorizzare questi ultimi, non “clienti” – come spiega spesso l’Arcivescovo -, ma attori a pieno titolo di evangelizzazione “nella” e “della” Chiesa.

Dopo l’incontro del 17 aprile, con un nutrito gruppo di animatori ritunitosi per una riflessione comune, ora si guarda al futuro. «Il tema è quello delle parabole presenti nel Vangelo di Matteo al capitolo 13 – spiega don Matteo Crimella, responsabile della Sezione dell’Apostolato Biblico del Servizio per la Catechesi -. Sette parabole, a partire da quella del Seminatore, che ci permetteranno di leggere il testo evangelico nei classici sette incontri proposti per l’intera Diocesi».

Dunque, l’incontro del 18 giugno si proietta già verso l’anno pastorale 2016- 2017…
Ogni anno si propone un incontro di presentazione e, solitamente all’inizio di giugno, la pubblicazione di un sussidio appositamente curato dalla Commissione per i Gruppi di Ascolto. In questo modo si vuole aiutare quanti animeranno i Gruppi, o ne fanno parte, ad approfondire le pagine della Scrittura su cui si rifletterà, facendo già un percorso personale.

Considerando il confronto di aprile, quali le positività emerse per una realtà ormai storica nella Diocesi e che, tuttavia, ha bisogno di un certo rilancio?
Non vi è dubbio che la proposta rimanga di grande valore, lo si è visto chiaramente. Non dimentichiamo che si tratta di ascoltare la Parola di Dio, non di incontrarsi per dialogare su qualche testo, pur significativo. Un secondo aspetto di rilievo è che l’ascolto viene proposto nelle case. Terzo elemento, i protagonisti sono appunto i laici. Un triplice valore bello e che apre a prospettive nuove e sempre rinnovabili.

I punti critici?
Ritengo che il contesto più problematico sia l’invecchiamento dei membri che vivono questa esperienza. È vero che ci sono Gruppi formati da giovani adulti – 30-40enni, magari con bimbi piccoli -, ma la fonte delle complessità rimane l’aprirsi a nuove forze. Spesso, quando ci si “stabilizza”, per così dire, è molto difficile coinvolgere altre persone in un Gruppo formato. Un ulteriore problema è una forma di “sufficienza” che alcuni sacerdoti hanno nei riguardi delle nostre iniziative, considerate buone, ma senza grande importanza. Mi pare che, in un momento in cui si vive una certa fatica nella catechesi degli adulti e, soprattutto, delle cosiddette generazioni di mezzo, occorrerebbe maggiore attenzione per i Gruppi. Proprio perché è un’esperienza che consente di concentrarsi sula Parola di Dio in un cammino di rigorosa formazione cristiana.

 

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