Un libro del giornalista Giorgio Bernardelli (ed. San Paolo) ricorda la figura del missionario lecchese del Pime assassinato nel 2011 nelle Filippine. La prefazione è del cardinale Gianfranco Ravasi
Morire martire, non nelle terre dei fondamentalisti, ma nelle cattolicissime Filippine, reo di aver difeso i diritti dei manobo, la popolazione indigena schiacciata dalla sete di ricchezze degli stranieri. È successo a padre Fausto Tentorio, missionario del Pime, ucciso sull’isola di Mindano, conosciuta per essere il “Far West” delle Filippine, il 17 ottobre 2011, all’età di 59 anni.
La sua storia è raccontata nel libro Fausto Tentorio, martire per la giustizia (edizioni San Paolo, 112 pp., 12 euro), scritto da Giorgio Bernardelli, giornalista di “Mondo e Missione” e collaboratore di numerose testate, tra cui “Avvenire” e Radio Vaticana.
La vita di padre Fausto racconta cosa significhi essere martire per la giustizia oggi, in un mondo in cui l’economia globale e il suo bisogno di materie prime vengono prima dei diritti delle popolazioni. Chi si schiera con i deboli, chi li aiuta a diventare consapevoli di quali siano i loro diritti, diventa un personaggio scomodo. Come padre Fausto, che svolgeva il suo ministero nell’Arkan Valley e che lottava a fianco dei manobo: li riunì in cooperative agricole, convinse il governo di Manila a riconoscere loro quelle antiche terre e a far bloccare tutte le attività minerarie degli stranieri. Per questo un killer lo uccise sparandogli a bruciapelo, colpendolo alla testa e alla schiena una mattina mentre usciva dalla parrocchia di Arakan per partecipare a un incontro diocesano.
Scrive nella prefazione il cardinal Gianfranco Ravasi, che condivideva con padre Fausto le origini brianzole e lo conosceva personalmente: «Era scontato per me immaginare la sua totale e assoluta donazione in quel ministero di fede e di amore in una terra così lontana dalle sue radici: fin da piccolo brillava in lui una luminosità nello sguardo nel quale idealmente s’affacciava la sua generosità e la passione per un ideale». E ancora, a proposito del suo sacrificio: «La potenza del martire, che è vittima, è paradossalmente più alta di quella del suo carnefice perché il suo sangue feconda la storia e continua a gridare la verità anche al suo stesso assassino. La spada recide i corpi, ma le idee e l’amore sono indistruttibili, e la stessa mano omicida porterà con sé una stimmata che la santità del martire vi ha lasciato».
Il libro sarà presentato nell’ambito del Festival francescano di Bologna, il 26 settembre alle 18. Per info: www.festivalfrancescano.it.