Redazione
Offriamo un breve stralcio tratto dall’intervento del cardinale Dionigi Tettamanzi su “La Ca’ Granda e la Città: ospitalità e speranza” , tenuto all’Università statale di Milano il 24 maggio 2005.
Il dibattito sulla salute e sulla sanità pone un interrogativo, apparentemente semplice ma in realtà quanto mai serio e impegnativo, al quale nessuno di noi può sottrarsi: Qual è il significato vero dei termini salute e sanità?
Il punto di partenza, ossia la primissima risposta, tutt’altro che banale, è che la sanità non sia malata, ma abbia essa stessa la sua salute, la sua “buona” salute… Il punto di arrivo, ossia la finalità da perseguire, o se si preferisce il criterio da assumere per il cammino terapeutico della sanità, è la salute della persona . Emerge così, come elemento fondamentale, decisivo e irrinunciabile, la centralità dell’uomo, dell’uomo come persona.
Ora l’acquisizione della centralità della persona si pone come un problema sempre aperto. È un’acquisizione che esige di essere costantemente rinnovata o, meglio, riscoperta e riconquistata a partire dalle nuove sfide che provengono dai molteplici cambiamenti – soprattutto sociali e culturali – in atto, nelle loro più specifiche ripercussioni nell’ambito della salute e della sanità.
Se tale centralità pare un dato comunemente condiviso e quindi scontato, la realtà concreta, i fatti d’ogni giorno nel pianeta della salute e della sanità sono lì a provare che questa centralità è tutt’altro che riconosciuta, rispettata, difesa e promossa. Pare di dover rilevare che la stessa parola “umanizzazione”, così inflazionata sino a ieri, stia cadendo in disuso o corra addirittura il pericolo di essere censurata.