Redazione
Anna Sandrin racconta la sua esperienza diretta come volontaria in un centro d’ascolto, lo strumento di Caritas per essere vicina alle povertà presenti sul territorio. I Centri di Ascolto sono realtà promosse dalle parrocchie dove le persone in difficoltà possono incontrare dei volontari preparati per ascoltarle e accompagnarle nella ricerca di soluzioni ai propri problemi. Valutata la situazione gli operatori cercano di definire con la persona ascoltata un progetto di aiuto specifico, sostenibile e rispettoso delle potenzialità e della dignità di ciascuno
di Cristina Conti
Qual è la caratteristica fondamentale?
Elementi indispensabili sono accogliere e ascoltare le persone bisognose. Questo permette di smussare il disagio che troviamo nell’altro e di dare alla persona un vero conforto.
Come si svolge la vostra attività?
Le persone vengono da noi in tre giorni a settimana. Oppure andiamo noi da loro su segnalazione. Cerchiamo quindi di capire il tipo di problema. Può trattarsi di giovani donne con minori a carico, di ragazzi in difficoltà, di stranieri con o senza permesso di soggiorno che chiedono un aiuto per trovare un alloggio. Sempre più spesso ci sono anziani che chiedono aiuto per la pensione o per la dichiarazione dei redditi: per questo motivo da alcuni anni abbiamo allestito uno sportello Caf in collaborazione con la Cisl. Molti, poi, soprattutto in estate, sono quelli che chiedono i pasti a domicilio. Per venire incontro ai bisogni di queste persone, dall’handicap agli anziani, nostro diretto punto di riferimento sono i servizi sociali.
Quale formazione deve avere un volontario?
Per la formazione i punti di riferimento sono due: i corsi della Caritas e i servizi sociali. Quest’anno, per esempio, sono già in programma due corsi. Il primo dedicato agli anziani, in collaborazione con i servizi sociali e il secondo sui servizi socio-sanitari, tenuto dalla Caritas. Per un volontario infatti è importante sia la formazione sociale, per aiutare le persone a sbrigare pratiche e a muoversi tra gli uffici, sia quella più di relazione cristianamente ispirata, a cui prepara ovviamente la Caritas.
Quali tipi di povertà sono più diffuse oggi?
In passato il centro d’ascolto era aperto una volta alla settimana, oggi siamo arrivati a tre. L’utenza infatti è triplicata. Soprattutto per la presenza degli extracomunitari. Alcune volte devono fare il permesso di soggiorno e non sanno come procedere, altre, invece, non sanno l’italiano e noi cerchiamo dei corsi che possano frequentare con tutta tranquillità. Spesso li avviamo al lavoro inserendoli nei corsi per assistenti e operatori socio-sanitari. Molti sono poi gli anziani, che hanno bisogno di un vero e proprio accompagnamento nelle faccende di ogni giorno. Ci sono anche molti italiani in cerca di lavoro: addirittura alcuni non hanno nemmeno la terza media.