Redazione
di Carlo Maria card. Martini
Il tema delle comunità cristiane in Terra Santa è molto ampio e complesso. Sono molto lieto che venga affrontato, perché anch’io lo raccomando molto ai pellegrini che vengono qui.
Certamente la situazione delle comunità cristiane in questi luoghi non è facile. Molti dei più validi intellettualmente e socialmente sono già partiti per il Canada, l’America del Nord, l’Australia e altri Paesi, per trovare la possibilità di un pieno sviluppo delle proprie capacità e doti. Per quelli che sono rimasti non è poco quello che si fa, sia da parte della Chiesa locale e dei Francescani, come da parte della Chiesa universale, delle altre Chiese locali e anche delle autorità e organizzazioni di molti Paesi.
A Betlemme c’è una bella Università Cattolica, frequentata dai palestinesi, in maggioranza musulmani, con un 30% di cristiani, che provvede a dare titoli e a qualificare le persone. I Francescani e altre organizzazioni si preoccupano di costruire case nuove per le famiglie, anche se le necessità sarebbero molto più grandi. Vi sono poi le scuole nelle parrocchie, nelle quali si procura anche il pasto quotidiano di mezzogiorno e si riforniscono di vestiti coloro che ne sono privi. Vi sono inoltre molte organizzazioni di carità, affidate in buona parte a religiose, che curano handicappati, malati, persone sole e con problemi. Vi sono pure molte iniziative promosse da diocesi, da parrocchie, da enti civili; può essere quindi raccomandabile inserirsi in realtà già operanti, piuttosto che crearne di nuove.
Certamente vi sono tanti bisogni materiali e molta povertà, mancanza di lavoro, ecc. Non è però sempre facile arrivare direttamente alle persone bisognose. È utile affidarsi alle persone di qui, che conoscono e che possono individuare i casi di vera necessità.
Rimane sempre fondamentale l’impegno della preghiera, perché si abbia quella giusta tranquillità e pace che permetta a ciascuno di sviluppare i propri doni e le proprie capacità.