Un'ora dopo la morte di Giovanni Paolo II il cardinal Tettamanzi ha pregato in Duomo con una folla numerosa di fedeli


Redazione

Alle 22.30 di sabato 2 aprile una folla di fedeli ha iniziato a confluire in Duomo per pregare con il cardinale Dionigi Tettamanzi per il Santo Padre.

di Luisa Bove

Alle 22.30 di sabato 2 aprile, solo un’ora dopo la morte Giovanni Paolo II, il cardinale Dionigi Tettamanzi ha aperto le porte del Duomo ed è sceso a pregare per il Santo Padre. Molti giovani e adulti hanno iniziato a confluire, riempiendo in poco tempo la Cattedrale. Molti erano già in piazza o sul sagrato e altri sono usciti di casa immaginando che in Duomo si sarebbe pregato. Nelle ultime 48 ore molte tv e radio nelle case e negli uffici erano costantemente accesi per seguire l’evolversi della salute del Papa. E mentre in Cattedrale già si pregava, il capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi, a reti unificate inviava un messaggio a tutti gli italiani.

Il cardinale Tettamanzi ha guidato la preghiera del Rosario, il “Salve Regina”, e l’invocazione dei santi, mentre i milanesi continuavano a sopraggiungere riempiendo anche le navate laterali. Ad accompagnare l’Arcivescovo c’erano anche il Vicario generale monsignor Carlo Redaelli, l’Arciprete del Duomo monsignor Luigi Manganini e il Moderator Curiae monsignor Mario Spezzibottiani. Tra le maggiori autorità, il presidente della Regione Roberto Formigoni, il vicepresidente della Provincia Alberto Mattioli e il prefetto di Milano Bruno Ferrante.

Al termine della preghiera mariana l’Arcivescovo a voluto rivolgere «un semplicissimo pensiero nel segno di un profondo dolore e nello stesso tempo di una grande gioia spirituale».

«Ore 21.37 di questo primo sabato del mese, 2 aprile: è l’ora della morte di Giovanni Paolo II», ha esordito il cardinal Tettamanzi, «meglio, è l’ora del suo passare dalla vita terrena alla vita in Dio per sempre. Èl’ora nel quale si è compiuto in una maniera unica, eccezionale, un desiderio che il Papa ha sempre coltivato con grande intensità, un desiderio che ha voluto condividere con tutta la Chiesa, in un certo senso, con l’intera umanità, ed è il desiderio di contemplare faccia a faccia il volto di Dio».

«Questo Papa (noi diciamo, così dinamico e così operoso)», ha continuato l’Arcivescovo di Milano, «è stato nella sua vita e nel suo ministero, un Papa contemplativo. Ha contemplato con amore e con fede il volto di Dio, che si riflette luminoso in Cristo. Ha contemplato questo volto e ha invitato tutti a seguirlo in questa contemplazione. Lo ha fatto soprattutto durante il grande Giubileo del 2000 e poi, incamminando la Chiesa nel terzo millennio, le ha indicato come strada maestra da percorrere proprio la strada della contemplazione del volto di Dio. Soltanto se si ha l’umiltà, la saggezza e il coraggio di contemplare il volto di Dio si diventa tutti quanti più generosi nel compiere il proprio dovere, più generosi e impegnati nel rendere la propria fede più viva, più convinta, più missionaria. E si diventa anche più impegnati nel realizzare i valori umani della giustizia, della libertà , della solidarietà, della condivisione e della pace ».

Domenica pomeriggio, alle 15.30 l’Arcivescovo presiederà una solenne messa di suffragio per Giovanni Paolo II. «Ma se già questa sera, in una maniera così spontanea, abbiamo quasi riempito questo nostro Duomo», ha detto ancora Tettamanzi, «io sono sicuro che domani il Duomo non riuscirà a contenere tutte quelle persone che vorranno testimoniare ancora una volta il loro affetto e la loro preghiera per il Santo Padre».

E quasi anticipando il testo del vangelo di Giovanni che sarà letto, commenta: «Ai discepoli che erano chiusi per paura dei giudei appare Gesù, Gesù risorto, però con i segni della sua passione e della sua morte. Appare e offre l’augurio più bello e più necessario, anzi, offre il dono più prezioso di cui abbiamo tutti immensamente bisogno, l’augurio e il dono della pace: “Pace a voi!”. E Giovanni commenta che i discepoli gioirono al vedere il Signore».

Non a caso l’Arcivescovo, riflettendo sulla morte di Giovanni Paolo II, aveva parlato di un momento di «sofferenza» e nello stesso tempo di «grande gioia». Si è compiuto infatti «il desiderio del Papa di contemplare il volto di Dio: in questa contemplazione sta per lui la sorgente, l’alimento permanente nella sua gioia piena, nella sua gioia senza tramonto».

Al termine il Duomo è rimasto aperto per consentire ai fedeli di continuare con la preghiera personale.

Ti potrebbero interessare anche: