Redazione

I giovani che giungeranno a Loreto saranno idealmente uniti con la diocesi di Embeder, centro cristiano nel cuore dell’Etiopia. Questo grazie a un progetto di solidarietà che partendo dalla piana di Montorso raggiungerà i tanti sacerdoti che nel Paese africano stanno prestando la loro opera pastorale ed evangelizzatrice oltre che di miglioramento delle condizioni di vita della popolazione locale.

L’Etiopia è un Paese dalle radici culturali tra le più antiche dell’Africa e, sebbene la sua storia più recente venga spesso accostata a guerre e carestie, i popoli che la compongono sono portatori di profondi valori etici e religiosi. Il cristianesimo è giunto in Etiopia nei primi anni della predicazione apostolica e già nel IV° secolo d.C. ha iniziato ad essere patrimonio religioso di una vasta parte dell’allora Impero dei Negus e dei Ras. Quasi la metà dei circa 75 milioni di abitanti dell’Etiopia, sono cristiani appartenenti alla Chiesa ortodossa e la Chiesa cattolica, numericamente molto meno rappresenta, è presente soprattutto nelle regioni in cui l’annuncio del Vangelo è giunto e ancora oggi si va diffondendo attraverso i tanti missionari che si dedicano anche alla realizzazione di innumerevoli opere di promozione umana nei settori dell’educazione, della sanità, delle piccole infrastrutture e dei servizi di base di utilità pubblica.

La Chiesa cattolica d’Etiopia gode, quindi, di grande e diffuso apprezzamento per l’aiuto che presta per il miglioramento delle condizioni di vita soprattutto delle popolazioni più povere. E’ comunque ben viva nella Chiesa d’Etiopia la consapevolezza della propria missione evangelizzatrice, che lega in modo inseparabile l’annuncio della Parola con l’aiuto materiale per uno sviluppo integrale della persona umana. Per questo la comunità cristiana non concentra i propri sforzi solamente sulla realizzazione di opere di carattere tecnico, finalizzate allo sviluppo economico e materiale, ma si propone di realizzare la propria missione pastorale nella formazione ai valori religiosi cristiani. I momenti comunitari vengono vissuti con grande rispetto per la sacralità del luogo dove i cristiani si riuniscono per celebrare le liturgie; e per questo il vescovo della Diocesi o Eparchia (secondo la denominazione della tradizione etiopica) di Emdeber, monsignor Musié Ghebreghiorghis, ha chiesto alla Chiesa italiana un aiuto per la costruzione di una chiesa con annessa una sala polivalente per i giovani in una delle 25 parrocchie della sua giurisdizione. La cittadina di Emdeber si trova a circa 200 chilometri ad ovest della capitale etiopica, Addis Abeba ed è capoluogo della regione del Guraghe, ma la diocesi che ne porta il nome si estende anche oltre quell’area geografica comprendendo una popolazione di circa 6 milioni di abitanti. L’abuna (vescovo-eparca) Musié è un frate cappuccino che per molti anni ha prestato il suo servizio di evangelizzazione in una remota missione del Guraghe, prima che venisse costituita nel 2003 la Diocesi di Emdeber di cui è diventato il primo pastore.

L’impegno della chiesa italiana, in particolare dei giovani, per dare una risposta positiva alla particolare richiesta giunta da questa parte dell’Africa, è certamente una testimonianza viva di solidarietà. La scelta di contribuire alla costruzione di una chiesa, infatti, spinge ad andare oltre la spesso accomodante gratificazione che si prova nel fornire un aiuto economico per la realizzazione di opere di sviluppo. Il contributo per la nuova chiesa nella Diocesi di Emdeber è, perciò, segno di conversione ad uno stile di vita di vera condivisione evangelica, perché “non di solo pane vive l’uomo…”.

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