Il cardinale Scola è intervenuto alla festa prenatalizia che ha celebrato i 30 anni di “Promozione Umana”, la comunità di don Chino Pezzoli
di Simona BRAMBILLA
«Per rendere presente il Natale, don Chino ha capito che bisogna sempre cominciare dal bisogno dell’altro». Con questo ringraziamento al fondatore don Chino Pezzoli e ai suoi collaboratori, il cardinale Angelo Scola ha concluso il suo intervento alla festa per il 30° anniversario della comunità “Promozione Umana”, svoltasi ieri pomeriggio a San Donato Milanese alla presenza di un migliaio di persone. Tra loro i ragazzi ospiti della comunità – giovani alle prese con varie forme di disagio, a partire dalla tossicodipendenza – e i loro familiari.
Un momento di festa condiviso da tutti in attesa del Natale, ma in cui don Chino ha colto l’occasione per lanciare un grido d’allarme: «Oggi non si parla più tanto di tossicodipendenza. Invece bisogna continuare a puntare i riflettori su questa fragilità, soprattutto relativa all’abuso di cocaina e di alcol. Non dobbiamo abbassare la guardia: oggi le persone in difficoltà non hanno più la consapevolezza di essere dipendenti, come invece avveniva con l’eroina».
Negli anni “Promozione Umana” si è adeguata ai cambiamenti del nostro tempo, ma senza mai deflettere dall’obiettivo di aiutare e sostenere le persone tossicodipendenti. «Se vi avvicinate alla droga, cominciate un lento cammino verso il suicidio – ha continuato don Pezzoli, rivolto direttamente ai ragazzi presenti in sala -. Dovete fermarvi perché la vita è difficile, ma è tanto bella!».
A testimonianza dell’impegno della comunità sono stati allestiti stands e banchetti per vendere i prodotti realizzati dai ragazzi ospiti delle strutture presenti in tutta Italia: formaggi, salami, fiori, piante, pasta e articoli di bigiotteria. C’era inoltre uno spazio dedicato al nuovo libro di don Chino, Cime di Libertà, e alla rivista ufficiale della fondazione.
Anche l’Arcivescovo si è fermato ad apprezzare i prodotti dei ragazzi, complimentandosi con alcuni di loro. Accolto da un caloroso applauso e dai canti intonati dai giovani, il Cardinale si è rivolto direttamente al loro cuore, spiegando il vero significato del Natale e felicitandosi per il duro percorso che hanno portato a termine o che stanno ancora compiendo: «Chi sono? Da dove vengo? Dove vado? Perché nella vita c’è la fatica, il dolore e la gioia, l’amore e l’odio? Perché lavoro? Cosa significa il dolore della malattia? Perché sbaglio? Perché commetto il male sapendo che è male? Dopo, quando la vita si chiude con la morte, cosa ci sarà? Cosa o chi ci aspetta? Ecco, queste sono le domande, le attese che ogni uomo, anche i più sofisticati esponenti di questo nuovo millennio, si portano dentro. Il Natale rappresenta la nascita di Gesù, la nascita di colui che si è proposto come via, verità e vita. Cristo è una persona che si è posto come la strada in cui ognuno di noi è invitato a cercare le risposte. Voi, amici, state vivendo una vita dura e difficile, ma siete in grado di affrontare queste questioni perché avete imparato, dai vostri stessi errori, che da queste domande non si può scappare. È sbagliato cercare scorciatoie come l’alcol o la droga perché alla fine queste domande tornano indiscutibilmente. Perciò il mio augurio di Natale è che voi affrontiate il senso pieno della vita».




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