Una speciale colletta nelle chiese lanciata da papa Francesco. Due milioni di profughi interni. Diecimila morti. Danni per 50 miliardi di euro. Parla il vescovo ucraino Gudzjak
di M. Chiara BIAGIONI
«Una crisi nascosta che ha bisogno dell’attenzione e della solidarietà dell’Europa». È la voce di monsignor Borys Gudzjak, capo dell’ufficio esteri della Chiesa greco cattolica Ucraina, a raccontare la crisi umanitaria che il suo Paese sta vivendo da due anni. Un conflitto dimenticato, che è stato riportato all’attenzione internazionale grazie a papa Francesco: domenica 3 aprile, al termine del Regina Coeli, ha lanciato una speciale colletta per l’Ucraina che si terrà in tutte le Chiese cattoliche d’Europa domenica 24 aprile.
Era il 6 aprile del 2014 quando ebbe inizio nella regione orientale dell’Ucraina del Donbass il conflitto. Vani sono stati gli sforzi diplomatici, gli incontri al vertice, gli accordi e i tentativi di cessate il fuoco. I dati che il vescovo Gudzjak presenta, raccontano con chiarezza la profondità di una crisi umanitaria che si sta ancora consumando qui nel cuore dell’Europa.
Ci sono due milioni di profughi interni (in Ucraina) e mezzo milione di persone che hanno lasciato il Paese. Il conflitto ha provocato fino ad oggi diecimila morti e centinaia sono le persone traumatizzate. Si contano cinque milioni di uomini e donne toccati direttamente dalla guerra e un milione e 500 mila persone affamate. Nel Donbass mancano gli strumenti sanitari di base e i medicinali. Significa che i chirurghi sono obbligati a operare senza anestesia. Significa che manca l’insulina per i diabetici.
Il conflitto si è abbattuto su tutto il Paese generando una crisi economica gravissima. Già nel 2014, la valuta nazionale ha perso due terzi del suo valore e da un anno e mezzo la popolazione vive con un salario medio bassissimo di meno di 200 euro al mese mentre i prezzi per la carne e i beni primari sono rimasti ai livelli europei. Nonostante lo stato di povertà, l’Ucraina – Paese con 40 milioni di abitanti – ha accettato con generosità di accogliere due milioni di profughi. «Ma non ci sono scioperi né grandi manifestazioni sociali – osserva il vescovo Gudzjak – e nessuno è a conoscenza di quanto sia profonda la crisi che l’Ucraina sta vivendo e di fronte alla quale il Papa ha reagito lanciando il suo appello. Siamo molto riconoscenti per questo gesto di vicinanza e solidarietà che ha un’importanza materiale e morale».
La colletta coinvolgerà le Chiese europee. Quanto verrà raccolto sarà destinato al Pontificio Consiglio Cor Unum, il dicastero vaticano che coordina e organizza le azioni umanitarie. Sarà Cor Unun ad avere la responsabilità di distribuire la raccolta avvalendosi della rete delle Chiese greco-cattolica e latina ma anche attraverso altri organismi in modo che gli aiuti arrivino «a tutti coloro che hanno bisogno».
«Il bisogno principale dell’Ucraina – osserva il vescovo – è che cessi la guerra. Ogni giorno in più che si lanciano missili e ogni giorno in più che prosegue il conflitto, la distruzione si fa via via sempre più grande». Sono stati distrutti strade, ponti, industrie, case, scuole, ospedali. La distruzione ha causato danni per un costo totale di 50 miliardi di euro.
«Siamo sicuri – dice il vescovo Gudzjak – che questo appello del Papa, attirando l’attenzione dell’Europa, avrà conseguenze importanti anche sul processo di pace perché se l’Europa è conscia della crisi umanitaria in atto, sarà più difficile che la guerra continui».
Per la colletta del 24 aprile, il vescovo ucraino si rivolge alle comunità cristiane di tutto il continente: «Gli ucraini hanno manifestato la loro adesione ai valori europei che sono basati sul Vangelo. Hanno creduto e lottato per la dignità della persona, la libertà e la democrazia. Adesso hanno bisogno della solidarietà europea. Hanno vissuto con dignità questa croce da due anni. Ora hanno bisogno di sapere se l’Europa è consapevole della loro situazione. Se l’Ucraina cade sotto la pressione di questa guerra ci saranno conseguenze gravissime per tutti, con milioni di profughi in Europa».