Don Mario Ferrario, decano della Barona: «Gli chiederemo della gestione delle strutture, della responsabilità dei laici, del ruolo della famiglia nell’evangelizzazione e dei problemi delle periferie»
di Cristina CONTI
Don Mario Ferrario è il decano della Barona, uno dei tre Decanati che incontreranno il cardinale Scola in visita pastorale giovedì 25 febbraio nella chiesa di Santa Maria Annunciata in Chiesa Rossa
Come siete organizzati?
Siamo in tutto sette parrocchie: San Nazaro e Celso alla Barona, San Giovanni Bono e Santa Bernardetta formano la Comunità pastorale Giovanni XXIII, Santa Maria Ausiliatrice e San Silvestro la Comunità San Francesco d’Assisi, il Santuario di Santa Rita è tenuto dai padri agostiniani e infine San Gregorio Barbarigo, la mia parrocchia. Qui ha sede l’ospedale San Paolo e si trovano anche tre case di riposo. In totale la popolazione è di oltre 52 mila abitanti. La parrocchia di San Gregorio Barbarigo, in particolare, si estende su due diverse zone civiche, la V e la VI, dunque è più orientata verso i Navigli che il centro, mentre le altre appartengono solo alla VI. Nel Consiglio pastorale decanale ci sono due commissioni molto attive, quella per la Caritas e quella per la pastorale familiare. La prima si occupa di raccogliere e coordinare il lavoro che si svolge a favore dei poveri e dei bisognosi con punti di distribuzione alimentare (Banco alimentare e pasti pronti), e si è impegnata ad aprire percorsi di aiuto specifico, come la Comunità la Scala, dedicata ai minori che necessitano di sostegni speciali, e a costituire un Emporio Solidale. La Commissione Famiglia ha invece organizzato alcuni incontri con don Aristide Fumagalli. I preti si ritrovano poi in un clima di fraterna amicizia.
Disoccupazione e disagio sociale sono molto presenti?
In questo momento si avverte soprattutto la mancanza di alloggi. Siamo sprovvisti di risorse adeguate per venire incontro a questo bisogno e sentiamo la necessità di far presente alle istituzioni questo problema, anche in vista delle prossime elezioni comunali.
Gli immigrati sono molto presenti?
L’immigrazione è presente, ma non è molto sentita come problema che lascia il segno nella comunità decanale. La parrocchia di San Nazaro e Celso, per esempio, è particolarmente sensibile a questo tema, sia per la presenza della Comunità La Scala, sia per perché in passato ha avuto un sacerdote africano. I più presenti sono sicuramente africani e filippini, anche se questi ultimi sono soprattutto persone che risiedono ormai in modo stabile nella società.
I giovani partecipano assiduamente?
La loro partecipazione varia da parrocchia a parrocchia. La Comunità San Giovanni XXIII, in particolare, fa un ottimo lavoro di aggregazione giovanile e di proposta unitaria ai giovani, che trova buona rispondenza.
Come vi siete preparati alla visita pastorale?
Ogni parrocchia ha fatto una verifica sui quattro pilastri della comunità presentati negli Atti degli Apostoli. A livello di Decanato, poi, abbiamo fatto due riunioni tra i preti e una del Consiglio pastorale decanale. I Decani hanno organizzato inoltre un incontro serale per individuare le tematiche e le domande da porre all’Arcivescovo. In generale gli chiederemo di intervenire sulla questione della manutenzione e della gestione della struttura, che per noi è un tema piuttosto importante, sulla responsabilità dei laici (che ci sembra in calo), sul ruolo della famiglia come soggetto di evangelizzazione (un obiettivo che per ora sembra soprattutto uno slogan), in generale sui problemi delle periferie, dal disagio sociale (povertà economica, precarietà del lavoro) alla partecipazione. Parleremo anche del nuovo Lezionario.
Quali le aspettative?
Certo non ci aspettiamo che dopo questo incontro cambi tutto… Vorremmo però che fosse soprattutto un appuntamento cordiale e rilassante. I problemi rimarranno anche dopo, ma sarà un’occasione importante per sentire la parola dell’Arcivescovo e il suo punto di vista su tante cose.