Redazione
Nel penitenziario di piazza Filangieri è stata inaugurata una ludoteca destinata ai bambini che fanno visita ai padri carcerati. Un’ambiente “familiare”, che aiuta i più piccoli a vincere la soggezione per i lunghi corridoi, le sbarre, le guardie. E che crea un minimo di intimità per favorire l’incontro, già di per sé difficile, tra i figli e i padri detenuti. L’iniziativa, promossa dal Comitato Volontari di Telefono Azzurro, è uno dei tanti semi di speranza all’interno delle carceri.
di Elena Parasiliti
Padre e figlio avranno almeno la libertà di un abbraccio e la possibilità di giocare insieme. Nonostante le sbarre e lo sguardo dei secondini. Così, forse, anche il carcere sembrerà un luogo meno “brutto e cattivo”.
Èstata inaugurato lo scorso dicembre a Milano, nell’Istituto di San Vittore, lo spazio giochi riservato ai bambini in visita ai papà carcerati, un’iniziativa promossa dal Comitato Volontari di Telefono Azzurro. La ludoteca, realizzata con il contributo di Aifi, associazione italiana del Private equity e Venture capital, è dedicata alla memoria di Claudio Dematté, vice Presidente della onlus.
A fare la differenza però non saranno le pareti colorate, la piccola biblioteca o i tanti pennarelli sparsi per la stanza, ma la presenza e la compagnia di volontari preparati ad accogliere i bambini e a farli giocare in attesa dell’incontro con il genitore. «L’ingresso in carcere è vissuto come un momento di forte tensione non solo dai figli, ma anche dai genitori – spiega Ernesto Caffo, Presidente di Telefono Azzurro -. Il nostro obiettivo è di rendere meno drammatico e sofferto un momento così delicato».
Ad aumentare il disagio dei bambini spesso è lo sguardo della sorveglianza. «I nostri volontari operano anche nei confronti degli agenti carcerari – prosegue il Presidente di Telefono Azzurro -: evitano che la loro presenza sia percepita dal bambino come un’intrusione che ostacola l’intimità familiare».
Ma non è solo lo shock delle sbarre o dei lunghi corridoi interrotti da porte e cancelli a urtare la sensibilità dei piccoli. Le visite in genere durano troppo poco per recuperare il clima di casa. «Si trovano di fronte ad un genitore che magari sentono distante e di cui hanno un’immagine negativa –continua Ernesto Caffo -. Attraverso il gioco però possono riscoprire il piacere di stare insieme».
La struttura realizzata nel penitenziario di Milano non è la prima nel suo genere. In altre città italiane Telefono Azzurro ha chiesto e ottenuto la creazione di questi spazi di “normalità” all’interno degli istituti. Al Progetto “Bambini e Carcere”, nato nel 1991, hanno già aderito 12 case circondariali, da Le Vallette a Torino a Rebibbia a Roma, passando per Solliciano, la casa circondariale di Firenze. In lista d’attesa ci sono già Napoli, Sulmona, Avellino, Palermo, Trento e Verona.
All’interno di questi istituti troveranno posto non solo ludoteche per bambini e adolescenti, ma anche i nidi per i piccoli fino ai tre anni che vivono in carcere con la mamma detenuta. Nel loro caso i volontari non si limitano a organizzare laboratori artistici o attività ludiche, ma li accompagnano nei parchi e nei giardinetti all’esterno della struttura carceraria, trasformandosi così in una vera e propria boccata d’aria fresca.