Sono i sentimenti espressi dall’Arcivescovo durante la Messa celebrata al Monumentale. Venerdì 2 novembre messe presiedute dal cardinale Scola in Sant’Ambrogio, a Lambrate e in Duomo
Da domani, tra i nomi dei cittadini illustri ricordati al Famedio, ci saranno anche quelli del cardinale Carlo Maria Martini, l’Arcivescovo emerito scomparso il 31 agosto, e di monsignor Luigi Padovese, Vicario dell’Anatolia assassinato a Iskenderun il 3 giugno 2010.
«Per l’Arcivescovo e per tutta la Chiesa ambrosiana è motivo di orgoglio e gioia che siano inscritti i nomi di monsignor Padovese, barbaramente trucidato in Turchia, e dell’amato cardinale Carlo Maria Martini – ha sottolineato il cardinale Angelo Scola, che questo pomeriggio ha celebrato una messa per i defunti al Cimitero Monumentale -. I nostri padri hanno voluto il Famedio centocinquant’anni fa per custodire la memoria di uomini che sono stati modelli di vita buona, in diversi modi». Le personalità iscritte nel Famedio – ha aggiunto l’Arcivescovo – sono «memoria storica», «punti indicatori per la città del cammino che come cittadini dobbiamo intraprendere». E ancora: «È il segno più bello che la proposta cristiana parla a tutti, anche a chi ha visioni diverse del mondo, e vuol dare nella libertà il suo contributo alla costruzione di una vita buona e possibilmente alla costruzione di un buon governo».
«Il modo cristiano di fare memoria è l’azione eucaristica, la Messa, memoriale per eccellenza – ha rilevato Scola nella sua omelia -. Siamo venuti qui, nel luogo in cui i nostri cari riposano, perché vogliamo rinnovare il nostro legame con loro. Noi sentiamo che la morte è l’ingiustizia più radicale, perché sappiamo che vogliamo durare per sempre. Noi chiediamo di essere assicurati, posti al sicuro oltre la morte, per essere amati definitivamente. Gesù ci promette che questa fame e sete di durata oltre la morte saranno assicurati. La morte di Gesù è il modo in cui Dio ha assunto il male su di sé. Gesù ha preso su di sé il dolore per vincerlo, a nostro vantaggio».
«La Chiesa anticipa la celebrazione dei morti con la Festa dei Santi – ha continuato -. La Chiesa ci fa celebrare la Festa dei Santi per comprendere il destino della nostra vita, destino che si sta attuando nella nostra stessa vita. Possiamo vivere questo gesto come momento intenso di rapporto con i nostri cari trapassati perché non c’è più una rottura incolmabile tra aldiqua e aldilá. Noi sappiamo che i nostri cari ci sostengono e preghiamo per coloro che sono in Purgatorio».
In un altro passaggio il Cardinale ha puntualizzato: «Lo scambio della preghiera per i nostri defunti ci aiuta a essere più autentici, uomini e donne più di fede, perché le nostre chiese stanche d’Europa ritrovino energie, cittadini degni di questo cimitero stupendo che la civiltà ha voluto realizzare qui e che fa della memoria storica risorsa inevitabile per l’edificazione della Milano nuova di cui tutti abbiamo bisogno».
Poi l’auspicio che «la Madonna sostenga la speranza certa della nostra resurrezione. Una speranza che cambia il nostro modo di vivere, il rapporto con i beni materiali, il senso di cittadinanza adeguata, le difficoltà di chi non ha il lavoro, le fatiche degli immigrati a integrarsi con equilibrio e la fatica che anche noi dobbiamo fare per operare questa integrazione». E infine la conclusione: «Chiediamo ai nostri cari che ci aiutino al passo di cambiamento e conversione, che ci consenta di ripartire ogni mattino con nuovo vigore nel rapporto con Dio, con gli altri. Chiediamo che questa incredulità che a volte avvolge il nostro cuore sia frantumata dalla potenza del Risorto. Siamo certi che i nostri cari partecipino a questo gesto e rendano autentico questo gesto». Scola ha terminato la visita al Monumentale sostando in preghiera davanti alle tombe di Alessandro Manzoni e don Luigi Giussani.
Venerdì 2 novembre, dopo la messa in mattinata nella Basilica di Sant’Ambrogio per i caduti di tutte le guerre, l’Arcivescovo è tornato sul significato del ricordo e della preghiera per i defunti nell’omelia della celebrazione presieduta nel pomeriggio nel cimitero di Lambrate: «Fare visita ai cimiteri non deve essere un’espressione di nostalgia, ma un modo per riflettere, con lo sguardo puntato al futuro, verso un autentico rinnovamento di vita, di fede e di pensiero che deve riguardare ciascuno di noi e le nostre comunità».
Alle 17.30 il cardinale Scola presiederà la celebrazione eucaristica in Duomo.