Redazione

Il pellegrinaggio diocesano in Terra Santa è stata un’ulteriore occasione per apprezzare la sintonia che si sta sempre più consolidando tra il cardinale Martini e il cardinale Tettamanzi. La stessa occasione del viaggio: l’80° compleanno dell’arcivescovo emerito e il 50° giubileo sacerdotale dell’attuale, ha voluto sottolineare le provvidenziali consonanze tra le storie vocazionali dei due porporati che a buon diritto possiamo definire “milanesi”.

di Fabio Pizzul

Per entrambi i Cardinali una sola grande passione: per il Vangelo e per la città che fu di Ambrogio e Carlo. Ma veniamo ad alcune concretizzazioni della sintonia che va tra loro consolidandosi. La città di Milano e la sua diocesi, anzitutto. Presente nell’instancabile attività pastorale del cardinal Tettamanzi, sempre pronto e disponibile a incontrare i fedeli nelle più varie zone della Diocesi. Quotidianamente al centro della preghiera del cardinal Martini, che ha definito l’orazione per la diocesi ambrosiana come la sua principale attività a Gerusalemme.

Una Milano che ha assunto caratteristiche diverse nel magistero dei due cardinali, ma che è sempre guardata come città ricca di problemi, di stimoli, di occasioni provvidenziali per l’annuncio del Vangelo. Lo si è colto una volta di più nei discorsi che hanno caratterizzato il pellegrinaggio in Terra Santa: Milano e la sua diocesi sono stati un riferimento costante.

Il cardinal Tettamanzi ha portato con sé idealmente tutte le famiglie della diocesi, ponendole al centro della sua riflessione nella basilica dell’Annunciazione, a Nazareth. Il cardinal Martini, nella chiesa di Santa Caterina a Betlemme, ha ricordato come ogni uomo di fede sia chiamato a entrare in contatto con la realtà concreta delle persone, per promuovere tutte le potenzialità delle situazioni umane che quotidianamente incontra. E il riferimento alla famiglia è stato confermato nella successiva chiacchierata con i giornalisti.

L’elenco delle consonanze mi sembra possa continuare così: una Chiesa serena, capace di guardare con realismo alla situazione reale delle persone. Dagli interventi dei due cardinali si è colto l’invito a guardare alla Chiesa come a una realtà capace di essere vicina alla gente e alla sua vita quotidiana, una Chiesa libera da condizionamenti, capace di parlare un linguaggio comprensibile a tutti e vicina ai problemi quotidiani.

L’eco del dibattito italiano è giunta flebile in Terra Santa. Se i media nostrani erano impegnati in un improbabile tentativo di contrapporre linee e visioni diverse riguardo temi, peraltro centrali, come la famiglia e la città, i due cardinali hanno proposto ai fedeli presenti una grande serenità nel leggere la talvolta difficile situazione di una Chiesa che non può non confrontarsi con quanto accade intorno a lei. Anche questo accomuna i due cardinali: la franchezza, la serenità e l’assoluta volontà di tenersi fuori dalle polemiche per indicare piuttosto alla comunità cristiana la strada della testimonianza quotidiana che diviene credibile grazie ai comportamenti più che alle parole.

Ogni pellegrinaggio, soprattutto quello in Terra Santa, è un viaggio alle radici della fede. Ed è proprio questa un’ulteriore consonanza tra i due cardinali “milanesi”, ovvero il sapersi proporre come uomini di fede, liberi, miti, preoccupati di indicare la via del Vangelo più di qualsiasi strategia di carattere pastorale o sociopolitica.

Il Vangelo, lo si tocca con mano a Gerusalemme o in Galilea; ha una concretezza che va oltre qualsiasi strategia, recriminazione o lamento. Il Vangelo è quello che il cardinale Martini e il cardinale Tettamanzi hanno offerto ai pellegrini. I milletrecento ambrosiani ricorderanno a lungo questo viaggio e non potevano attendersi nulla di meglio.

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