Redazione
A caratterizzare la quarta e ultima sessione del Concilio, aperta il 14 settembre 1965, fu il famoso “Schema 13” sulla Chiesa nel mondo contemporaneo. Secondo padre Congar era «la terra promessa del Concilio», per Paolo VI costituiva «il coronamento dell’intera opera conciliare». Grazie a questo schema – da cui sarebbe scaturita la Gaudium et spes – il Concilio evitò l’accusa di “strabismo ecclesiocentrico”, cioè di aver guardato più dentro che fuori della Chiesa.
In verità il Concilio usò bene entrambi gli occhi: uno rivolto all’interno della Chiesa cattolica (soprattutto con la Costituzione dogmatica Lumen gentium e documenti particolari su vescovi, preti, seminari…); l’altro puntato fuori, verso i cristiani non cattolici (decreto sull’ecumenismo), le religioni non cristiane (dichiarazione sugli ebrei e i musulmani), ogni persona umana (dichiarazione sulla libertà religiosa) e infine il mondo intero (la Gaudium et spes).