Redazione
La politica e la partecipazione, un binomio sempre in bilico. Eppure quando i cittadini sembrano più distaccati, più lontani, spesso nauseati, succedono fatti che in qualche modo ridimensionano quella distanza.
di Pino Nardi
Domenica 16 ottobre le primarie volute da Romano Prodi hanno impressionato tutti gli osservatori politici e gli studiosi della società. È un segnale importante, che non va enfatizzato, ma neanche sminuito. Oltre 4 milioni e 300 mila cittadini italiani si sono messi in fila davanti ai seggi promossi dall’Unione per indicare quale leader vogliono alla guida del loro schieramento e, se vincitore, a Palazzo Chigi.
E’ la prima volta in Italia, ma anche in Europa. È prassi comune negli Stati Uniti, ma da noi sono state un’autentica novità. Per mesi si è discusso sull’inutilità visto che il leader consolidato era già Prodi. Nessuno, neanche gli organizzatori, avrebbero mai scommesso un euro su un tale risultato. Eppure…
Qui non interessa tanto lo schieramento, né i candidati che si sono presentati. Piuttosto una riflessione. Quando il sistema politico apre spiragli, possibilità, occasioni alla famosa “gente” di potersi esprimere nelle scelte fondamentali, questa li coglie. E la partecipazione non può essere derubricata ai soliti iscritti ai partiti, ai militanti.
Va colto invece la risposta di popolo, ben oltre i tesserati, che merita attenzione e rispetto da parte di tutti. Poi giustamente ognuno è libero di valutarli in modo opposto. Ma èil segnale che la stagione della delega ogni 5 anni forse si sta chiudendo.
Questo fenomeno sta provocando non pochi sommovimenti nel centrosinistra, costringendo i leader, il ceto politico, a tenere in debito conto l’esito della votazione. È la dimostrazione che la società civile organizzata, ma anche il singolo cittadino possono e devono partecipare. Certo non può limitarsi alle primarie. Ma tutta la politica italiana riceverà beneficio se si ridurrà in parte o tutto il fossato tra i Palazzi e l’elettore.
In tutto questo ribollire della società, i cattolici sono chiamati a un di più di responsabilità. Una consapevolezza che l’intera comunità cristiana va maturando in questi anni. Perché oltre al meritorio impegno nel volontariato, nella formazione ènecessario tornare a occuparsi anche di politica. È lì che si gioca la partita decisiva del bene comune.