Il 19 gennaio a Meda il cardinale Scola incontrerà i fedeli del Decanato di Seregno-Seveso, nella Zona V, il cui Vicario monsignor Garascia spiega: «Un evento atteso e desiderato dalla gente, perché esprime la paternità e la vicinanza del Vescovo»

di Luisa BOVE

Monsignor Patrizio Garascia

È in pieno svolgimento la visita pastorale del cardinale Angelo Scola. Il 19 gennaio toccherà il Decanato di Seregno-Seveso, nella Zona V, dove in ottobre si è già tenuta quella nel Decanato di Cantù. Ma che cosa significa per i fedeli della Diocesi ambrosiana incontrare il loro Vescovo? A spiegarlo è monsignor Patrizio Garascia, Vicario episcopale della Zona di Monza: «Partendo dalla mia esperienza, dico che la visita pastorale è un evento atteso dalla gente. L’ho visto a Cantù, era desiderata ed è stata un’espressione della paternità del Vescovo che si rende vicino. Nel decreto di indizione si legge proprio così: “Un’espressione privilegiata della cura dell’Arcivescovo, che si rende presente, assieme ai suoi collaboratori, per esercitare la propria responsabilità di convocare, guidare, incoraggiare, consolare il popolo santo di Dio che gli è stato affidato”. Questo è vissuto molto bene dalla gente e l’incontro con l’Arcivescovo a Cantù è stato sorprendente…».

In che senso?
Perché la partecipazione è stata grande: c’erano oltre un migliaio di fedeli, tra i quali diversi giovani che erano stati coinvolti nella preparazione. Il Decano e i sacerdoti, compresi quelli della pastorale giovanile, hanno preparato il momento dell’incontro con il cardinale Scola con un video per presentare il decanato e salutare l’Arcivescovo in modo simpatico. I giovani erano presenti anche come animatori di canti e musica e per il servizio d’ordine.

L’Arcivescovo incontra laici, preti e religiosi di tutti i Decanati. Una visita quindi capillare sull’intero territorio della Diocesi…
Esatto. E questo fa emergere il volto di tutto il popolo di Dio. Il fatto che siano presenti preti, laici e religiosi fa emergere il volto di tutta la comunità, dai giovani agli anziani. Io ero seduto dove c’era l’Arcivescovo e guardando l’assemblea mi dicevo: “Questo è il volto della Chiesa, una Chiesa che si raduna attorno al proprio Pastore per ascoltarlo e dialogare con lui”. L’Arcivescovo vuole una visita pastorale “feriale”, quindi molto familiare, diretta, non esteriore, in cui si va alla sostanza delle questioni.

Come si svolge la visita?
C’è un momento di accoglienza, il saluto da parte del Decano che presenta in modo sintetico il volto caratteristico del Decanato che l’Arcivescovo sta visitando, così che tutti i fedeli possono ascoltare. Naturalmente quello che il Decano dice è frutto di un confronto con i preti e del lavoro dei Consigli pastorali che hanno predisposto il materiale e lo hanno inviato precedentemente all’Arcivescovo. Poi il cardinale Scola fa il suo intervento, spiega il significato della visita e come si svolge. Lo scopo è quello di una seria e fruttuosa verifica su come la comunità diocesana sta accogliendo il magistero del Vescovo riassunto attorno ai quattro pilastri della vita cristiana. Il Cardinale spiega che la visita si svolge in tre momenti: l’incontro con il Vescovo; la visita capillare del Vicario episcopale insieme al Decano e il terzo affidato alla comunità. Questo momento non deve essere caratterizzato dalla fretta di concludere, anche perché la visita pastorale è estesa in un biennio.

È quindi un invito a camminare anche dopo la serata con l’Arcivescovo?
Proprio così. È l’invito a individuare il passo. È importante chiedersi: rispetto alla proposta del Vescovo, in questa comunità qual è il passo che ancora non si è fatto o che va incoraggiato? Questa è l’originalità della visita: la inizia il Vescovo e la compie la comunità, che poi consegna il risultato del discernimento al Vescovo perché possa mettere il suo sigillo. Il Vescovo dà l’input e poi la visita prosegue come occasione di verifica e di rilancio della vita delle comunità cristiane.

 

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