Il centro diurno di Caritas Ambrosiana in viale Famagosta offre non solo una dimora a chi ne è privo, ma anche attività strutturate, laboratori e iniziative ricreative per occupare la giornata:

di Claudio URBANO

La Piazzetta

Dopo l’urgenza di trovare un posto dove dormire, quella di mantenere una vita ben organizzata durante il giorno, per chi non ha una dimora e un’occupazione stabile, è un’esigenza che alla lunga diventa vitale. A Milano ci ha provato la Caritas, che ha aperto da qualche anno il centro diurno La Piazzetta, in viale Famagosta 2.

«È l’unico con queste caratteristiche – spiega Alessandro Pezzoni, responsabile Grave emarginazione della Caritas ambrosiana -, perché riesce a coniugare un accesso a bassa soglia con una forte presenza degli operatori e con attività strutturate pensate per gli ospiti. Non ci sono vincoli all’ingresso, ma ciò non vuol dire che si entri solo per prendere un caffè. Certo, qui si trova una pausa dalla vita di strada, qui le persone possono leggere i giornali e usare il computer, ma anche partecipare a veri e propri laboratori a cadenza settimanale, come quelli di cucina o di ceramica; è stata anche creata una guida ai luoghi di Milano, interamente scritta dai senza dimora, che a breve avrà una presentazione pubblica. Tutti momenti, questi, nei quali gli educatori possono osservare gli ospiti, iniziare a instaurare una relazione, e mettersi a disposizione per costruire, assieme agli altri servizi di Caritas o del territorio, percorsi che siano il più possibile di emancipazione». Proprio queste attività ricreative, infatti, consentono alle persone più fragili di esprimersi senza temere i giudizi degli altri, creando così le basi per una relazione di aiuto con gli operatori.

Un servizio apprezzato a giudicare dai numeri: 150 le persone passate dalla Piazzetta nella prima metà dell’anno, per un totale di circa 700 presenze. Di queste solo una piccola parte sono donne, che però possono contare su una mattinata dedicata esclusivamente a loro. E la Piazzetta è anche uno spazio aperto. «La sua collocazione all’interno delle case popolari di Famagosta è stata un modo – sottolinea Pezzoni – per intercettare anche le esigenze anche di qualche anziano che in questi anni ha frequentato il centro, senza fermarsi all’etichetta di “senza dimora”».

 

 

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