Redazione

di Vittorio Zucconi
inviato del quotidiano "la Repubblica”

Il rischio, almeno per gli uomini della mia età non più rosea, è di cadere nel sentimentalismo delle rimembranze, parlando di Oratori, rivedendo don Pollastri (si chiamava proprio così ed era un gran parroco) e don Enrico, la nostra parrocchia di S. Ildefonso in piazza Cristo Re a Milano, una accoppiata teologicamente imbattibile.

Non so come siano gli Oratori oggi, ma so che, se non fossero più quelli della mia giovinezza frequentati da cattolici praticanti come da cattolici praticoni, da lazzaroncelli e da bravi figli, dovrei compiangere i ragazzi e le ragazze di oggi perché, per parafrasare Qualcuno, «Padre abbi pietà di loro perché non sanno quello che si perdono».

No, nessuno di noi ragazzi divenne santo (per ora), beato, venerabile, sacerdote, diacono e neppure sacrestano, nonostante gli eroici sforzi del parroco Pollastri per convincermi che da qualche parte in me fosse nascosta la Chiamata (anche lui aveva i suoi limiti, povero prevosto), ma molti di noi impararono a diventare uomini. E di più non si può pretendere.

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