Redazione

Sul tema della famiglia non ci viene consegnato un trattato teologico o una descrizione sociologica, ci viene invece richiamato un fondamentale atteggiamento che per tutto questo anno pastorale si dovrà curare, custodire e far crescere. Ci si deve mettere tutti in ascolto: della Parola di Dio, della vita delle famiglie, delle situazioni reali, di ogni uomo e di ogni donna.

di don Gian Paolo Citterio

La riunione dei Decani a Venegono per tre giorni con l’Arcivescovo, prima dell’inaugurazione ufficiale dell’anno pastorale, è un momento alto e significativo in cui si vive e si esprime l’unità di intenti della Chiesa di Milano. Si tratta di un momento di comunione profonda e di dialogo sugli orizzonti pastorali da individuare e da indicare per la vita di ogni parrocchia e di tutti i credenti di questa vasta diocesi. E quando si parla di pastorale sono portato naturalmente a immaginare l’azione, i progetti, gli orientamenti, i programmi e a cercare risposte alle domande incalzante sul “cosa fare?”.

La netta sensazione, invece, che ho avuto quest’anno mi ha riportato alle radici della vita del Pastore e quindi agli atteggiamenti di base dai quali nasce poi l’agire. Ho percepito, dai primi interventi, di essere di fronte a un uomo in ascolto: il nostro Vescovo, il Pastore che guida il cammino di fede della nostra diocesi, con parole semplici e intense, ci ha presentato il percorso pastorale per i prossimi anni come frutto di un lungo lavoro, fatto di incontri, di richieste di collaborazioni, di attenzione alla storia e al tempo presente, di lettura delle situazioni e della vita delle persone. Di più: mi è parso di capire che ha messo in gioco anche se stesso e ha ascoltato la sua umanità di figlio, di fratello, di padre che porta in sé la forza delle relazioni fondamentali che fanno crescere e sviluppano la vita dell’uomo. Si è messo così a parlare dell’amore, della famiglia, dei sogni e delle fatiche che ognuno vive dentro la normalità feriale e quotidiana.

Ho poi notato l’attenzione con la quale annotava gli interventi e il desiderio di conoscere i suggerimenti che molti Decani si sono premurati di esprimere. Il nostro Vescovo, in questi anni, ha coniato la triade: comunione, collaborazione, corresponsabilità, come elementi essenziali per vivere e crescere da adulti nella Chiesa. Devo dire che in questi giorni, forse senza accorgersene, ci ha consegnato l’elemento fondante, la condizione prima, il terreno buono per poter poi costruire il resto: alla base di tutto sta l’ascolto, e senza un ascolto sincero e vero non si va da nessuna parte e anche la pastorale diventa lavoro affannoso che genera tensioni.

Ho così incominciato a sfogliare le bozze del percorso e mi sono reso conto che tutto l’impegno pastorale che sarà affidato alla diocesi e a ogni operatore ruota proprio intorno alla preziosa capacità di ascolto. Sul tema della famiglia, perché di questo si tratta, non ci viene consegnato un trattato teologico o una descrizione sociologica: ci viene continuamente richiamato un fondamentale atteggiamento che per tutto questo anno pastorale dobbiamo curare, custodire e far crescere: dobbiamo tutti metterci in ascolto. In ascolto della Parola di Dio, in ascolto della vita delle famiglie, in ascolto delle situazioni reali, in ascolto di ogni uomo e di ogni donna.

Mi sono ritrovato di fronte a un Pastore che ascolta e che mi invita a fare altrettanto. Non diminuiscono le cose da fare e gli impegni concreti da portare avanti; ma tutto viene ricondotto alla semplicità delle cose essenziali e allo stile di vita che ciascuno di noi dovrebbe avere: prima ancora di parlare, di agire e di organizzare è necessario creare il silenzio e l’attesa per un ascolto fecondo.

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