Il nuovo direttore nazionale don Marco Pagniello ha tracciato le prospettive di lavoro per le Caritas diocesane di tutta Italia, rappresentate a Milano da 550 delegati

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Un momento del Convegno

È terminato oggi il 42° Convegno che ha visto per tre giorni direttori e collaboratori delle Caritas diocesane e di Caritas Italiana confrontarsi su come camminare insieme sulla via degli ultimi. La mattinata si è aperta con la lectio guidata dalla pastora Lidia Maggi e la testimonianza di Vincenzo Linarello, presidente del consorzio Goel, una comunità di persone, imprese e cooperative che operano per il riscatto della Calabria attraverso l’impresa sociale come principale motore di cambiamento. «Abbiamo pensato – ha sottolineato Linarello – a una realtà di imprese sociali capaci di generare lavoro e un’alternativa al sistema per tutte quelle imprese che hanno luminosamente scelto di affrancarsi dalle mafie».

A seguire la tavola rotonda coordinata dal giornalista Luca Cereda, che ha visto la partecipazione di 4 giovani che hanno parlato delle loro esperienze e di come hanno vissuto queste giornate di Convegno: Aldo Lazzari, referente Young Caritas di Bergamo, Andrea Campisi, che ha finito il Servizio Civile presso la Caritas diocesana di Siracusa, Maria Chiara Barzacca, membro dell’equipe di Caritas diocesana di Spoleto-Norcia e referente per i giovani, Noemi Calgaro, che ha terminato l’esperienza come casco bianco in Guatemala.

«Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino» è stato il brano del vangelo di Matteo alla luce del quale si sono susseguiti dall’inizio del Convegno i molteplici interventi dai quali don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana, ha estrapolato alcuni spunti: «Vivere la complessità, con lo stile del Vangelo, annunciare la speranza per uscire dal guado, insieme, nella chiesa, nel mondo, in ascolto, oltre gli schemi, accompagnando con creatività, attenzione e cura, da cittadini attivi, in rete, nella giustizia e nella legalità, con fantasia e vivacità».

Padre Giacomo Costa, presidente della Fondazione Culturale San Fedele e consultore della Segreteria generale del Sinodo dei vescovi, ha interagito con don Pagniello raccogliendo le suggestioni emerse dal confronto nei gruppi per provare a dare qualche indicazione su quali prospettive si aprono oggi per Caritas. «Il cammino sinodale – ha ricordato padre Costa – è più avanti di noi, ci precede, e apre i nostri occhi su esperienze di sinodalità già in atto. Ma anche sulle difficoltà… Essenziale è il contributo di Caritas a partire dalla sua esperienza a contatto con gli ultimi che deve fecondare e aprire alla creatività Chiesa e comunità. L’ascolto della realtà, sociale ed ecclesiale, e la luce che proviene dalla contemplazione del Mistero possono aprire processi di discernimento comune in vista di scelte concrete. L’ascolto della Parola ci porta a quell’attenzione indispensabile per poter ascoltare i piccoli, ci inoltra nei cammini della democrazia, che cominciamo a saper leggere teologicamente, come luoghi della rivelazione dello Spirito». Infine ha evidenziato una domanda: «A quale travaso, traboccamento di amore è oggi chiamata la Caritas?».

Riprendendo la parola don Pagniello ha detto: «Lungo le tre vie continuiamo a camminare insieme con tre consapevolezze: fare la nostra parte come chiamata alla responsabilità, abitare le tensioni con dinamismo, partire dal protagonismo dei poveri per riconfigurare le nostre realtà».

Il Convegno si è chiuso con la concelebrazione eucaristica presieduta da monsignor Carlo Roberto Maria Redaelli, arcivescovo di Gorizia e Presidente di Caritas Italiana.

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