In vista della Giornata dell’Adesione la presidente diocesana Silvia Landra parla del rapporto tra laici e sacerdoti, del contributo dell’associazione alla vita quotidiana e della sua attenzione alla società e alla Chiesa
di Marta VALAGUSSA
In vista della Giornata dell’Adesione all’Azione Cattolica, martedì 8 dicembre, incontriamo Silvia Landra, presidente dell’Ac ambrosiana, con la quale affrontiamo nello specifico il rapporto unico che si instaura tra laici e sacerdoti in questa associazione. La figura del sacerdote, che tecnicamente non è e non può essere socio di Azione Cattolica, è tuttavia fondamentale e parte integrante dell’associazione. Cambiamenti, difficoltà e incertezze minano ogni giorno la relazione tra laici e sacerdoti. Ecco come in Azione Cattolica si vive in corresponsabilità questo rapporto.
La Giornata dell’Adesione è la festa centrale per la vostra associazione. Come vivete questo momento?
È un giorno molto importante per noi laici di Ac: nel “sì” di Maria rinnoviamo il nostro “sì” a edificare la Chiesa con tutti i pastori della nostra Diocesi.
Nello specifico la nostra Diocesi sta vivendo una trasformazione intrinseca da qualche anno…
Ripensare a una suddivisione in Comunità pastorali non è stato (e non è ancora) mestiere facile. Ai sacerdoti toccano chilometri in più, riorganizzazioni in tempo reale, forme di condivisione tra sacerdoti non sperimentate prima, malumori di laici recalcitranti al cambiamento, gruppi che si sfilacciano e persino giovani che, sebbene nati nel contesto globalizzato, sembrano impauriti dalla flessibilità e dalla novità.
Sembra che soprattutto i sacerdoti stiano faticando molto in questo cambiamento magmatico…
Noi laici li vediamo correre, attutire i colpi, accettare con umiltà intelligente le battute sul prete ambrosiano iperattivo. Ci capita anche di vederli scoraggiati, paralizzati nel tentativo di non farsi risucchiare dal vortice del “fare tutto”, e inerme bersaglio del “dovreste” che noi laici siamo spesso troppo veloci a rivolgere loro, quasi dimenticando che anche loro, fedeli al loro speciale e prezioso ministero, sono come tutti noi cristiani e cercano di vivere ogni giorno la fede in questo tempo.
A questo proposito come i laici di Ac si relazionano con i sacerdoti?
I sacerdoti ci stanno accanto, ci ascoltano, si accorgono che gli uomini e le donne di oggi, anche i laici che nella Chiesa ci credono, sono travolti dai ritmi della fretta interiore e sono propensi a dire, quasi come un mantra, «non ho tempo, non ce la faccio, non adesso!». In Azione Cattolica i sacerdoti sono chiamati assistenti, proprio perché ci affiancano, ci assistono nelle fatiche quotidiane, nella sofferenza dei legami, nell’ingenua e talvolta buffa ricerca dell’elisir di giovinezza, nello sforzo di lasciar crescere i figli, nell’insoddisfazione lavorativa, nella disperata ricerca di lavoro, nella paura di vivere, nel dramma che si consuma dentro casa e che non si riesce a comunicare.
Il contesto in cui viviamo non favorisce certo le relazioni, il lavoro e la comunicazione tra generazioni. Quale contributo portate come laici cristiani inseriti pienamente nella vita quotidiana?
Insieme guardiamo il mondo e ci sentiamo impotenti: da un lato l’Europa che si scopre tremante e vulnerabile, dall’altro le nostre città dove stentiamo a pensare alla società multiculturale che siamo chiamati a essere. È questo un tempo in cui siamo immersi in un cambiamento così rapido e intenso da avvertirne talvolta gli effetti “sulla pelle” prima ancora di trovare tutti gli spazi riflessivi per realizzare cosa sta accadendo alla Chiesa e al mondo. Papa Francesco e l’Arcivescovo ci hanno invitato a fare nostri i sentimenti di Cristo Gesù, ad assumere il pensare e il sentire di Cristo per camminare verso un nuovo umanesimo. E così, ogni volta che permettiamo allo Spirito di spingerci avanti, ecco che i germi del bene diventano evidenti. Sono tanti, generosi, disseminati, sorprendenti. Le famiglie accolgono, le persone si impegnano gratuitamente, le paure non sono più forti dei sorrisi, c’è sufficiente calma interiore per fare ordine, per riconciliarsi con i propri limiti e per dire “Ci sta a cuore!”.
“Ci sta a cuore!” è proprio lo slogan di questa Giornata dell’Adesione 2015. Cosa vi sta a cuore in particolare?
Ci sta a cuore la società civile con l’impegno a essere buoni cittadini proprio perché cristiani. Ci sta a cuore l’altro, e la condivisione lenisce anche le ferite più dure. Ci sta a cuore la Chiesa, con la sua missione evangelizzatrice rivolta a tutti, con la sua passione per il bene, da qualunque parte provenga. Ci stiamo verificando in modo profondo e radicale, perché rimanere fedeli a una missione significa essere disposti a cambiare, a ripensarsi. Non trascuriamo la tradizione e ci sentiamo pieni di gratitudine per chi ci ha preceduto e ancora ci insegna. Avvertiamo tuttavia forte e urgente la responsabilità di incamminarci su strade nuove.