Redazione
In questo Rapporto 2007 si riprende e si rilancia il tema del futuro da costruire, avendo però un orizzonte più ampio e articolato, quello della città e dei sentieri dello sviluppo urbano, ovvero delle modalità in cui vanno (ri)definendosi gli attuali assetti della metropoli milanese. L’obiettivo è quello di delineare meglio i tratti del «modello di sviluppo» che, intenzionalmente o di fatto, sta caratterizzando Milano in questi anni. Sono stati pertanto indagati aspetti della città quali il disegno urbanistico, le politiche abitative, la ristrutturazione delle periferie, i flussi della mobilità e dei trasporti, gli assetti economico produttivi, il ruolo della comunicazione, i problemi di coesione sociale e della sicurezza.
di Eugenio Zucchetti
Nel Rapporto dello scorso anno abbiamo condensato i risultati delle analisi proposte nell’invito a prendere sul serio il futuro. Milano 2006 era incentrato sul rapporto tra i giovani e la città, ed era particolarmente pertinente richiamare alla necessità che la comunità urbana si facesse carico di un rinnovato scambio tra le generazioni e promuovesse la transizione all’adultità delle giovani generazioni, cui è legato evidentemente il futuro della città.
In questo Rapporto 2007 riprendiamo e rilanciamo il tema del futuro da costruire, avendo però un orizzonte più ampio e articolato, quello della città e dei sentieri dello sviluppo urbano, ovvero delle modalità in cui vanno (ri)definendosi gli attuali assetti della metropoli milanese. L’obiettivo è quello di delineare meglio i tratti del «modello di sviluppo» che – intenzionalmente o di fatto – sta caratterizzando Milano in questi anni. Sono stati pertanto indagati aspetti della città quali il disegno urbanistico, le politiche abitative, la ristrutturazione delle periferie, i flussi della mobilità e dei trasporti, gli assetti economico produttivi, il ruolo della comunicazione, i problemi di coesione sociale e della sicurezza.
Non c’è dubbio che Milano stia conoscendo quei processi di profonda trasformazione che sono tipici della città contemporanea: enorme accelerazione dei fattori di mobilità e marcata eterogeneità degli elementi che interagiscono nella definizione della realtà urbana: le città sono divenute straordinariamente complicate e non è quasi possibile trovarsi d’accordo nemmeno su cosa può essere considerato una città.
Sviluppo diffuso delle città e urbanizzazione della vita sociale non impediscono, tuttavia, di identificare le città stesse come strutture spaziali, identificate per almeno tre aspetti: la densità (concentrazione di persone, cose, istituzioni, forme architettoniche), l’eterogeneità delle forme di vita che convivono in una prossimità stretta, la presenza di svariate reti di comunicazione e di flusso che le attraversano e le oltrepassano.
Le città odierne «non sono sistemi dotati di coerenza interna. I confini della città, infatti, sono ormai divenuti troppo permeabili ed estesi, sia geograficamente sia socialmente, perché sia possibile pensarla come una totalità: essa non ha un’integrità, un centro e parti definite. Èinvece un insieme di processi spesso disgiunti e di eterogeneità sociale, un luogo di connessioni vicine e lontane, una concatenazione di ritmi; è sempre in movimento verso nuove direzioni» (Amin, Thrift 2005: 18 e 26).
Milano ha superato, da tempo, il suo assetto industriale maturato nel secondo dopoguerra e non appare neanche riassumibile nel ruolo terziario. Non è più quella che nel XX secolo eravamo abituati a chiamare città; non è più quella dei confini amministrativi. Il nuove c’è rifacendoci alla ricca mole di dati e di considerazioni proposta nei nove capitoli del presente Rapporto. Qualcosa di nuovo sta sbocciando, tanto da configurare un organismo che a volte ci appare ibrido e contraddittorio.
Le domande che tale trasformazione suscita si condensano soprattutto su cos’è e cosa diventerà la città di Milano tra qualche anno, quale sarà il suo ruolo economico, la sua composizione sociale, la sua forma urbana; e quindi su quale impatto avranno i cambiamenti in atto, quali opportunità metteranno a disposizione, quali rischi recheranno, e quale possibile governo sarà richiesto, per non subire il cambiamento o per non rischiare di venire espropriati del futuro.
L’itinerario di analisi e di riflessione che anche quest’anno riproponiamo tenta quindi di leggere nel presente gli indicatori di trasformazione e i segni di un futuro che in parte c’è già, in buona misura èaperto agli esiti degli anni a venire e comunque dipende dal tributo degli attori e dei soggetti della città, poiché essa è un organismo vivente che costruisce se stessa. Si tratta di un itinerario – senza pretese di esaustività – per capire dove sta andando Milano, mosso dall’intento di prenderne sul serio il futuro, facendo, prevalere la fiducia invece della pur diffusa insicurezza e della imperante paura (Bauman 2005).
D’altra parte, la costruzione di una speranza, di un futuro per la città passa dal nodo culturale, ovvero dalla capacità di pensare in modo diverso, critico e creativo; ma soprattutto dalla fiducia tra gli abitanti e tra questi e le istituzioni, poiché è la fiducia che fa funzionare l’economia, le istituzioni politiche e la società civile (Fusco Girare, You 2006).