Redazione
Segni di speranza, per Laras, sono “la disponibilità a parlare insieme, a confrontarci e a collaborare, anche se non è tutto roseo lo sfondo; ma vedo più elementi positivi che negativi. E noi siamo positivi per definizione perché sia ebrei sia cristiani credono nell’avvento messianico e, quindi, in un futuro migliore”.
“La speranza è un elemento comune alle nostre religioni, entrambe messianiche e in quanto tali incentrate sulla speranza di un domani migliore dell’oggi”. Così, Giuseppe Laras, presidente dell’Assemblea dei rabbini d’Italia, che chiude i lavori della mattina con un saluto ai partecipanti al IV Convegno ecclesiale nazionale. Per Laras, “c’è un’esigenza di intensificare nel presente ma soprattutto nel futuro la carica della speranza”. Riprendendo le parole di Zaccaria, il rabbino ha evidenziato che siamo “prigionieri della speranza” nel senso che “non possiamo altro che essere portatori di speranza”.
Dieci anni fa Laras partecipò al Convegno di Palermo: “È stato un incontro che mi ha impressionato per il numero di partecipanti, per quello spirito critico ma nello stesso tempo unito: da allora ho sempre pensato che questi incontri decennali della Chiesa cattolica siano molto importanti perché ci si confronta e analizza, oltre a coinvolgere una grossa rappresentanza del popolo cattolico”.
Dall’appuntamento di Verona, Laras è convinto che “nascerà un impulso rinnovato di energia per ritrovare l’unità per affrontare le grandi tematiche dell’esistenza, la guerra, la vita, la morte. Energia, che purtroppo, tendenzialmente, viene meno con il passare del tempo”. La speranza, aggiunge, “è sicuramente presente alla base del dialogo interreligioso che oggi esiste, anche se si svolge in maniera non uniforme e non sempre con l’auspicato slancio. Comunque, si sta andando avanti e quindi c’è la speranza che porti a risultati comuni”.
Per il rabbino, “non bisogna aspettarsi risultati immediati, ma bisogna avere fiducia che quel poco che facciamo insieme non vada perduto e su quel poco che abbiamo costruito insieme, domani potranno ulteriormente costruire gli altri”. Segni di speranza, per Laras, “la disponibilità a parlare insieme, a confrontarci e a collaborare, anche se non è tutto roseo lo sfondo; ma vedo più elementi positivi che negativi. E noi siamo positivi per definizione perché sia ebrei sia cristiani credono nell’avvento messianico e, quindi, in un futuro migliore”.