Redazione

Oltre 12 mila fedeli in piazza Duomo e 2200 i collegamenti di chi ha seguito in diretta su internet l’intera celebrazione attraverso il portale della diocesi di Milano da 12 Paesi (tra cui Canada, Ecuador, Brasile, Messico…).

di Luisa Bove

Con un grande applauso migliaia di fedeli in piazza Duomo hanno accolto l’annuncio dei due nuovi beati, monsignor Luigi Biraghi e don Luigi Monza, mentre le loro immagini apparivano lentamente sui pannelli collocati sul sagrato. Milano è abituata ad ospitare grandi eventi ecclesiali, ma quello di domenica 30 aprile passerà alla storia per la sua straordinarietà: la solenne celebrazione infatti non si è svolta in piazza San Pietro a Roma, ma in terra ambrosiana, nel cuore della diocesi di appartenenza dei candidati alla beatificazione.

Quindici vescovi e 200 sacerdoti hanno preso parte alla concelebrazione presieduta dal cardinale Dionigi Tettamanzi. Nelle prime file, oltre alle autorità civili e militari, erano presenti i parenti dei nuovi beati e suor Lina Calvi, la Marcellina miracolosamente guarita da un’ischemia al midollo spinale per intercessione del fondatore monsignor Biraghi. Numerosi in piazza Duomo i ragazzi e gli adulti in carrozzella assistiti per la loro disabilità nei centri della Nostra Famiglia.

Molte le Marcelline giunte da tutta Italia e dai Paesi lontani in cui le comunità religiose operano per l’educazione delle giovani. Circa 2200 sono stati invece i collegamenti di chi ha seguito in diretta su internet l’intera celebrazione attraverso il portale della diocesi di Milano da 12 Paesi (tra cui Canada, Ecuador, Brasile, Messico…), senza contare gli ascolti su Telenova e attraverso Sky via satellite.

«Monsignor Biraghi e don Monza sono un grande dono di Dio per tutti noi», ha detto il cardinal Tettamanzi durante l’omelia, «esempio di vita cristiana che ci affascina e ci conquista, ci provoca e ci stimola». L’Arcivescovo, indicando i nuovi beati come modelli da imitare, ha invitato tutti a un «cammino di santità» nella vita quotidiana.

I due preti ambrosiani, che hanno vissuto entrambi una «grandiosa avventura spirituale» erano «innamorati del Signore Gesù». La loro grandezza infatti, ha ricordato il cardinal Tettamanzi, «non sta tanto nell’intensa e infaticabile attività compiuta» (l’impegno in Seminario e alla Bibllioteca Ambrosiana per Biraghi e la vita in oratorio e in parrocchia per Monza, oltre che la fondazione rispettivamente delle Marcelline e delle Piccole apostole della carità), «ma sta nell’amore a Cristo, alla Chiesa e all’uomo». «Solo nell’amare Gesù Cristo», diceva il fondatore delle Marcelline, «non dovete mettere misura».

I nuovi beati, «figli del loro tempo», ha aggiunto l’Arcivescovo, «hanno saputo cogliere la chiamata dei loro contemporanei, leggendovi quei segni che chiedevano risposte nuove e coraggiose ai bisogni del momento, perché hanno avuto – come dice il Papa – “un cuore che vede”». Monsignor Biraghi ha testimoniato la pace: «Dinanzi al sospetto di essere uomo di parte, si è speso per l’unità del clero e la fedeltà alla Chiesa, rinunciando anche agli onori personali».

Mentre don Monza, «uomo umile e schivo, ha sfidato la società moderna sognando il ritorno alla carità pratica dei primi cristiani». Per questo il suo impegno si è trasformato in «attenzione competente alla disabilità, soprattutto dei bambini e dei ragazzi in età evolutiva». L’opera da lui fondata conta oggi centri in Italia e in diversi Paesi nel mondo.

Anche noi, ha detto l’Arcivescovo, «siamo chiamati, sia personalmente che come comunità, ad essere “protagonisti”, a scrivere noi pure – quotidianamente – la nostra “lettera sulla carità”», anzi, ad essere «lettera viva». E saranno proprio i due beati, ha assicurato il Cardinale, ad aiutarci in questo, ma occorre rivolgersi a loro e chiederlo con fiducia.

«I beati che oggi ho proclamato», ha detto al termine della celebrazione il legato pontificio cardinale José Saraiva Martins, «ci possono indicare tre passi» per diventare cristiani santi. Il primo è quello della santità vissuta «nella quotidianità della propria esistenza» e cioè «facendo bene il bene», come raccomandava don Luigi Monza. Il secondo è l’ascolto ogni giorno della «Parola di Dio» e, il terzo, è quello della «sequela» e della «missione». Rivolgendosi agli oltre 12 mila fedeli in piazza Duomo ha concluso: «Tocca a voi diventare santi, missionari, testimoni dell’amore di Gesù Cristo, il solo che può portare gioia e pace ad ogni essere umano».

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