Redazione
di Paolo Sartor
La quarta giornata del Congresso eucaristico nazionale è dedicata al rapporto tra la domenica e la città dell’uomo. Dopo la concelebrazione eucaristica presieduta dal cardinale Salvatore De Giorgi, Arcivescovo di Palermo, nella suggestiva cornice della Cattedrale dell’Assunta (detta di San Sabino), l’attenzione presso i convenuti alla Fiera del Levante è stata assorbita soprattutto dalla relazione di Paola Bignardi, presidente uscente dell’Azione Cattolica italiana.
Trattando appunto della domenica e la città dell’uomo, con particolare attenzione al versante per cui l’Eucaristia è «sorgente di un mondo nuovo», la Bignardi ha chiarito anzitutto che l’attesa di un mondo nuovo non è in alcun modo un’illusione o un sogno senza senso. E’ piuttosto un orientamento domandato dalla Parola di Dio, e relativo al fatto che esiste sempre «nel cuore umano la tensione tra il desiderio di bene e la tentazione del male; una tensione che passa dal cuore alle espressioni esterne della vita, e alla città stessa».
Ora l’Eucaristia è appunto «dono ed esperienza che può trasformare il cuore dell’uomo, mutando i suoi sogni e le sue illusioni in progetti concreti di bene. È infatti la comunione con il Corpo e il Sangue del Signore Gesù che rende possibile superare le disillusioni quotidiane. Anche i nostri sogni per diventare progetti concreti di carità, espressione di una umanità piena, hanno bisogno di essere purificati sull’altare della croce, di cui l’Eucaristia è segno» .
La tesi della presidente di Ac è dunque che «celebra la domenica chi crede che è possibile un mondo nuovo». Sotto questo profilo, non vi è altro significato per la domenica se non quello di venire compresa e vissuta come «un tempo per essere semplicemente persone; semplicemente figli che si sanno amati e chiamati a partecipare alla festa del Padre». E questo al di là del precetto festivo: «Ricordati di santificare le feste: l’abbiamo trasformato in un piccolo obbligo , quasi un sacrificio fatto per Dio – continua Bignardi -. Si sa che, vissuta con l’animo di chi si sente costretto, la festa ha un volto triste o banale».
«Non possiamo ridurre il nostro Dio a un meschino esattore di un tempo che invece ci ha donato con totale generosità», ha spiegato. «Facciamo festa accettando la liberalità di Dio che ci vuole partecipi del suo tempo, della sua festa senza fine: quella sarà l’ultimo giorno, ma già oggi ce ne vuole donare un assaggio, in una festa che ci fa riposare in Lui per sperimentare che la festa è Lui! Tornare ai giorni del lavoro e dell’impegno dopo essersi abbandonati al riposo in Dio può inserire nel tempo di ogni giorno la grazia del tempo di Dio e può contribuire a dare ad esso dignità, senso, orientamento e libertà» .
Su queste basi teologiche di fondo, Paola Bignardi ha poi sviluppato il riferimento ad alcune figure “eucaristiche” che a partire dalla loro attenzione all’incontro con Cristo nell’Eucaristia hanno trasformato al città: Giorgio La Pira, Alberto Marvelli, mons. Oscar Arnulfo Romero. Vivere oggi da cristiani e da cittadini a partire dall’Eucaristia, in ambienti e contesti diversi, significa porsi a servizio della città, essere disposti a pagare di persona, privilegiare l’attenzione ai poveri, «tenere insieme profezia e competenza, slancio ideale e concretezza, sogno e piedi per terra».