Nell’ambito della proposta spirituale dell’Azione Cattolica per rendere consapevole una scelta vocazionale si ribadiscono gli impegni di povertà, castità e obbedienza

di Ilaria CUFFOLO

giovani in preghiera

«Ti prometto che non lo dirò a nessuno» «Prometti di volermi bene per sempre?» «Dai, ti prometto che andrà tutto a posto»: ogni promessa è un impegno che ci si prende con un’altra persona, è un seme piantato nel campo della fiducia altrui. Non è facile, certamente, ma la dualità del rapporto rassicura, fa sentire che la propria voce non si disperde, ma raggiunge un volto, un cuore, una storia.

È l’esperienza fatta dai giovani del Cenacolo, una proposta spirituale dell’Azione Cattolica per far maturare la consapevolezza della propria scelta vocazionale. Uno dei momenti chiave del percorso è il weekend dell’11 e 12 aprile, quando ciascun giovane rinnoverà le proprie promesse di povertà, castità e obbedienza. Promesse che parlano a chi le fa, con il coraggio di mettersi di fronte alle proprie mancanze e incoerenze quotidiane, ma anche al desiderio forte di vivere la vita del Vangelo. Parlano agli altri “cenacolini”, che si sentono reciprocamente stimolati, e agli amici estranei a questa esperienza, che vedono una testimonianza positivamente “sfidante”. Parlano a Dio e offrono a Lui lo spazio per agire: non si promette da soli, ma con Dio, che sa rattoppare i buchi della nostra perseveranza a volte zoppicante e che mette nel cuore la sete d’Infinito.

Promettere è uno dei verbi più belli che caratterizzano la dinamica dell’amore: include lo slancio delle cose entusiasmanti, la fiducia donata senza aspettare una controparte o un “premio”, la speranza che la propria vita si trasformi giorno dopo giorno, alla ricerca della gioia vera. Un verbo che non si coniuga mai solo alla prima persona singolare, ma che richiama un Tu e un noi, aprendosi a tutti.

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