Redazione
Secondo Muhammad Danova, responsabile della Casa della Cultura Islamica di via Padova, il futuro del dialogo interreligioso sta nei bambini, che stanno insieme nelle stesse scuole e partecipano alla vita sociale della città: non è ammissibile che ognuno viva nel suo mondo chiuso, dobbiamo tutti collaborare e contribuire con le nostre ricchezze, perché ognuno ha qualcosa da dare.
di Rosangela Vegetti
Da parte islamica è la Casa della Cultura Islamica di via Padova che ha sottoscritto lo statuto del Forum delle Religioni. Ne abbiamo parlato con Muhammad Danova che ne è il responsabile.
Quale è stato il cammino di preparazione da parte islamica al Forum delle religioni a Milano?
Il cammino del dialogo interreligioso è iniziato un po’ di tempo fa. Mi ricordo quando l’amico don Giampiero Alberti veniva a trovarci e a incontrarci soprattutto nelle cerimonie del Ramadan o della Mensa del sacrificio, e così prima è nata un’amicizia personale e occasionale e poi si è voluto rafforzare questa nostra conoscenza. Abbiamo deciso di incontrarci come Centro della Cultura Islamica e la Diocesi presso il CADR (Centro Ambrosiano di documentazione per le religioni). Così abbiamo conosciuto anche don Bottoni e altri componenti della diocesi di Milano. I nostri incontri sono proseguiti e la tavola rotonda si è arricchita di altre presenze, come gli ebrei e i buddisti. A un certo punto si è pensato di creare una realtà più adeguata alla crescita della anche immigratoria della città di Milano. La nostra partecipazione è stata assidua perché crediamo a questo incontro, a questo messaggio che dobbiamo dare alla città e alla comunità alla quale facciamo parte.
Quali ritiene siano le motivazioni più forti che hanno dato vita e dovranno alimentare le attività del Forum?
Il punto basilare è proiettato sul futuro perché nel futuro sono coinvolti i nostri figli; sappiamo che i nostri figli stanno insieme nelle stesse scuole condividono lo stesso ideale e partecipano alla vita attiva, sociale, della città e quindi non è ammissibile che ognuno viva nel suo mondo chiuso. Dobbiamo tutti collaborare e contribuire con le nostre ricchezze, perché ognuno ha qualcosa da dare, pur senza dimenticare i problemi ma senza per questo bloccarci. C’è un versetto del Corano in cui si legge ciò che Dio dice ad ogni essere umano: «Oh uomini – non si tratta di ebrei o musulmani o cristiani – vi abbiamo creato da un maschio e da una femmina – ci fa ricordare le nostre origini universali – e abbiamo fatto di voi comunità e tribù affinché vi conosceste e il più nobile tra di voi è colui che più teme il Creatore». Quindi su questa terra noi siamo destinati a vivere non come singoli individui, ma per costruire e dar vita a una società, comunità, in amore e armonia per la nostra felicità, per la nostra serenità. Quindi prima e più di ricevere qualcosa dall’incontro, il nostro compito è di cominciare a dare, ad avvicinarci agli altri, a capire come vivono, come si comportano, come interagiscono nel loro mondo e in quello che li circonda. Non vogliamo solo avere, ma anche dare e partecipare, certo anche ricevere dagli altri per crescere. Questo è il nostro obiettivo e anche l’ideale. Anche il trovarci attorno a un tavolo e scambiarci le nostre esperienze quotidiane, il senso del nostro agire è un frutto importante dell’incontrarsi.
Come vorrebbe che venisse presentato e promosso questo Forum?
La mia speranza più viva è di portare questo messaggio alle scuole, ai bambini, per fare loro capire che non ci sono differenze nell’essere delle persone perché fondamentalmente siamo tutti uguali, anche se con idee o linguaggi diversi, bianchi e neri, musulmani, ebrei o cristiani. Vogliamo far arrivare questo messaggio per vivere senza i problemi che abbiamo avuto noi o per lo meno per superare le diffidenze che ci sono e continuano ad esserci. Perciò se con il nostro dialogo riusciamo ad arrivare a questo sicuramente faremo dei passi molto positivi. Adesso ci aspetta l’impegno più grosso che è quello di proseguire, di arricchirci e perfezionarci. Questo è il messaggio che non soltanto diamo noi come individui, come responsabili, ma anche indichiamo come strada religiosa da percorrere.