La lettera invito del cardinale Sandri a tutti i vescovi del mondo, in vista della raccolta prevista per il Venerdì Santo. È un'occasione speciale di carità ecclesiale
La Terra Santa è oggi «testimone di come popoli interi, affamati di dignità e di giustizia, abbiano dato ali al sogno di una primavera della quale volevamo subito vedere i frutti, quasi che la grande trasformazione auspicata fosse possibile senza un rinnovamento dei cuori e la responsabilità verso i poveri del mondo condivisa da tutti noi». È quanto scrive il cardinale Leonardo Sandri nella lettera, diffusa il 26 febbraio quando ancora era prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali (incarico che con la rinuncia del Papa e, quindi, con la sede vacante, il cardinale non ricopre più), a tutti i vescovi del mondo per chiedere il loro sostegno con la Collecta pro Terra Sancta, che si tiene come di consueto il Venerdì Santo (quest’anno il 29 marzo).
Contestualmente alla lettera della Congregazione, è stato reso pubblico anche un rapporto della Custodia di Terra Santa (Provincia dell’Ordine dei Frati Minori), che illustra le opere realizzate grazie alla Collecta del 2012. Numerosi sono stati i lavori di ristrutturazione e manutenzione di santuari, chiese e conventi dei Luoghi Santi, a Betlemme, a Gerusalemme, Nazaret, Magdala, Cafarnao, Monte Tabor e Monte Nebo. Quote dei fondi sono state investite per lavori di ammodernamento delle strutture per l’accoglienza dei pellegrini, altre destinate a borse di studio, ad aiuti a piccole imprese artigiane, alla costruzione di abitazioni, scuole e impianti sportivi per bambini.
Lo specifico cristiano
Nella lettera il cardinale Sandri sottolinea che la situazione mediorientale «sembra esigere quanto propone l’enciclica Populorum progressio di Paolo VI» che, «a fronte della denuncia delle carenze materiali di coloro che sono privati del minimo vitale, e le carenze morali di coloro che sono mutilati dall’egoismo», suggeriva non solo «l’accresciuta considerazione della dignità degli altri, l’orientarsi verso lo spirito di povertà, la cooperazione al bene comune, la volontà di pace», ma anche «il riconoscimento da parte dell’uomo dei valori supremi e di Dio, che ne è la sorgente e il termine».
Da qui l’esortazione alla Chiesa universale a rispondere a questa esigenza della Terra Santa confermandole la carità ecclesiale: «Con grata meraviglia riconosciamo quanto la generosa sollecitudine dei cattolici ha finora compiuto. Ciò consente di mantenere i Luoghi Santi, e le comunità che vi si raccolgono», scrive il cardinale Sandri, che ricorda l’impegno e il servizio delle comunità cattoliche locali e degli istituti religiosi maschili e femminili, che «offrono i primi soccorsi nelle catastrofiche conseguenze procurate dalla guerra e in ogni altra emergenza. Sono esse, con una qualificata rete pastorale, scolastica e sanitaria, a distinguersi nell’assistenza alle famiglie, specie per salvare la vita rifiutata, venendo incontro ad anziani, malati, disabili, a chi è senza lavoro, ai giovani in cerca di futuro, sempre operando in difesa dei diritti umani, compresa la libertà religiosa». Se a ciò, continua, «si aggiunge l’encomiabile sforzo ecumenico e interreligioso, come quello per contenere l’incessante esodo dei fedeli dalla madrepatria orientale e la vicinanza ai profughi e rifugiati, si compone lo “specifico cristiano” che fa di quella regione, al di là di ogni sua sofferenza, un Luogo ove Dio è senza sosta glorificato perché benedica l’umanità».
L’origine della Colletta
Lungo i secoli, i Papi non hanno solo rinnovato la loro fiducia nei Francescani, riconfermandoli nel ruolo di legittimi custodi dei Luoghi Santi, a loro affidati dalla Sede Apostolica nel 1342, ma li hanno anche sostenuti in ogni aspetto della loro vita, a livello religioso come pure economico, sociale e politico. Oltre un centinaio di Bolle papali – fa sapere la Custodia – si riferiscono alla Terra Santa, come pure un eguale numero di decreti e lettere della Congregazione per la propagazione della fede che aiuta i figli di san Francesco nella loro missione in Terra Santa.
Un aspetto essenziale di questo continuo sostegno è la “Colletta per la Terra Santa”. Nei secoli passati i frati francescani, custodi dei Luoghi Santi, si rivolgevano direttamente ai principi e al popolo cristiano, inviando nelle nazioni cattoliche alcuni religiosi con l’incarico di esporre le necessità dei Luoghi Santi e di raccogliere elemosine. Questi religiosi venivano chiamati procuratori o commissari di Terra Santa.
Papa Martino V, nel 1421, diede facoltà al custode di nominarli e di destituirli. Con Sisto V nel 1589 la Colletta si effettuava tre volte l’anno, con Alessandro VIII (1689) divennero quattro. Disposizioni confermate anche da Benedetto XIV (1740-1758) e da Pio VI (1778). Con Leone XIII (1887) la Colletta si ridusse a un solo giorno, «preferibilmente il Venerdì Santo». A seguito del Motu Proprio “Sancta Dei Ecclesia”, Pio XI, il 25 marzo 1938, estese la giurisdizione della Congregazione per la Chiesa orientale alla Palestina. Il documento pontificio importante circa la prassi antica e attuale in merito alla Colletta, è Nobis in animo di Paolo VI del 25 marzo 1974 in cui si loda il lavoro dei francescani e s’insiste sul bisogno di maggior cooperazione da parte del mondo cristiano, dal momento che i francescani hanno aumentato le loro attività «sociali, caritative, culturali e di beneficenza» in Terra Santa e i cristiani locali sono sprovvisti di mezzi.
Negli ultimi anni, l’80% delle collette ricevute dai francescani sono state destinate a opere pastorali e sociali e solo il 20% ai Santuari. La Custodia riceve solo il 65% delle Collette, mentre il restante 35% è destinato ad altre istituzioni che operano in Terra Santa. Le attività del Patriarcato latino, per mandato della Santa Sede, sono sostenute dai Cavalieri del Santo Sepolcro e da altre istituzioni.