Secondo il responsabile del Coordinamento diocesano don Alberto Lolli, è questo il motivo ispiratore dell’attività dei Centri culturali cattolici ambrosiani, al centro di un incontro in programma in Curia
di Annamaria BRACCINI
Sono oltre 300 i Centri culturali cattolici della Chiesa ambrosiana, con una diffusione capillare in ciascuna delle 7 Zone pastorali. Alcuni sono di antica fondazione, altri molto più recenti, qualcuno noto anche a livello nazionale, altri integrati nell’attività di piccole realtà parrocchiali. Tutti, comunque, inseriti nel Coordinamento diocesano. Servizio interessato ultimamente da un ripensamento, dalla ricostituzione della Giunta e da un importante censimento resosi necessario per conoscere meglio la presenza e le attività sul territorio.
Per l’anno pastorale 2016-2017 sono previsti alcuni momenti particolarmente significativi sul tema della testimonianza, che possano stimolare la riflessione per il tempo di Avvento. Inoltre in Quaresima si farà una 24 Ore di cultura cristiana che culminerà con un evento in Duomo, a cui parteciperà il cardinale Scola, e che il giorno successivo sarà rilanciato a livello territoriale.
Il primo incontro in calendario è in programma presso il Salone della Curia arcivescovile, sabato 24 settembre a partire dalle 10. A tema orientamenti e proposte concrete per il nuovo anno pastorale; gli spunti dei “Dialoghi di Vita Buona”; organismi, censimento e nuove modalità di comunicazione delle attività. Ce ne parla il responsabile del Coordinamento don Alberto Lolli: «Nella sua riflessione dell’8 settembre per l’apertura dell’anno 2016:2017, l’Arcivescovo ha auspicato che vi sia una riscoperta della dimensione culturale della fede. Coerentemente con ciò che indica il cardinale Scola, l’interpretazione che ne diamo è appunto la promozione di un nuovo umanesimo, un nuovo modo di innestarsi nella cultura».
Come intendete vivere questo atteggiamento e cosa significa per i Centri culturali?
Per noi vuole dire creare un clima culturale di incontro e fratellanza, come chiede il Papa con la «Chiesa in uscita» e il Cardinale stesso nelle sue indicazioni rivolte alla Diocesi. Ci auguriamo che i Centri culturali, sulla scia della Lettera pastorale Educarsi al pensiero di Cristo, laddove operano concretamente, possano offrire spunti, nella logica di questa nuova cultura, a realtà – anche diverse per visione del mondo – che abitano il loro stesso territorio
Si tratta anche di lavorare per un rilancio dei Centri culturali che, talvolta, paiono un po’ “isolati” e autoreferenziali nelle loro proposte? C’è bisogno di una maggiore unità?
Il Servizio di cui sono responsabile non è un soggetto di promozione culturale, quanto, come dice il suo nome, un Coordinamento, che ha come compito specifico esattamente quello di collegare e armonizzare le attività. Non vi è dubbio che ci muoviamo in un mondo molto variegato, ma anche appassionato di ciò che fa. L’esperienza mi ha insegnato che, per quanto sia piccolo un Centro culturale, l’entusiasmo è comunque grande. Credo che basti un poco di lievito, appunto, per far “lievitare” la pasta e spero quindi che si colga l’occasione dell’incontro del 24 settembre, come una possibilità messa a disposizione per potere migliorare tutti.
Per quanto riguarda la cultura, spesso si dice che questo non è un Paese per giovani… I ragazzi capiscono la crucialità della produzione culturale anche di base, magari fuori dai grandi circuiti metropolitani?
Ritengo che anzitutto sono i giovani a non essere capiti nel desiderio di prendere in mano la loro vita, più di quanto gli adulti possano immaginare. Penso davvero che sia possibile – collaborando con altre realtà diocesane, come la Pastorale universitaria o giovanile, le associazioni e i movimenti – rilanciare tale produzione, da intendere in modo non accademico o libresco, ma come riscoperta di una modalità di essere cristiani nel mondo e nella società di oggi. Non a caso l’anno pastorale, per quanto ci compete, sarà giocato sulla testimonianza.
C’è qualche appuntamento, nel cammino dei prossimi mesi, da sottolineare specificamente?
Stiamo ripensando l’organizzazione del Coordinamento, con la Costituzione di una Giunta rappresentativa di tutte le Zone pastorali. Per questo abbiamo proposto un censimento dei Centri, per avere una mappatura migliore e più aggiornata. Poi, come è ovvio, abbiamo già messo in calendario momenti forti e unitari.