Redazione
Offriamo un breve stralcio tratto dall’omelia del cardinale Dionigi Tettamanzi, “Qui santa Gianna visse, operò e attende con noi”, pronunciata a Mesero il 16 giugno 2004 durante la messa di ringraziamento per la Canonizzazione di Santa Gianna Beretta Molla..
È proprio tra le case e le strade di questi nostri paesi che santa Gianna esercitò il suo “ministero” di medico. Lo esercitò anzitutto qui a Mesero, dove aveva il suo ambulatorio. Nello stesso tempo, lo esercitò a Ponte Nuovo di Magenta, dove svolse l’incarico di medico responsabile dell’asilo nido del consultorio Omni (Opera Nazionale Maternità e Infanzia) e, gratuitamente, prestò la sua attività di medico scolastico presso la scuola materna e la scuola elementare di Stato di quella porzione di Magenta.
Ho parlato di “ministero” di medico. Uso questo termine a ragione veduta. A Gianna, diventare medico apparve come la strada maestra per mettere in pratica il suo bisogno di dare, per prestare il suo servizio alla persona che soffre, per condividere con gli altri i doni ricevuti, mettendoli a loro servizio. Per lei, l’essere medico non fu solo una professione, un’attività, una possibile fonte di sostentamento. Per lei fu “vocazione”, “missione”, “servizio”. Fu, appunto, un ministero.
…Gianna era convinta che fare il medico non è un mestiere come un altro, ma è una vera e propria missione, una “missione sacerdotale”! Sono quanto mai vibranti, a tale proposito, le parole che ella scrisse un giorno ai suoi colleghi medici: «Tutti, nel mondo lavoriamo in qualche modo a servizio degli uomini. Noi medici direttamente lavoriamo sull’uomo. Il nostro oggetto di scienza e di lavoro è l’uomo che, dinanzi a noi, ci dice di se stesso, e ci dice “aiutami” e aspetta da noi la pienezza della sua esistenza. Noi abbiamo delle occasioni che il sacerdote non ha. La nostra missione non è finita quando le medicine non servono più. C’è l’anima da portare a Dio. C’è Gesù che dice: “Chi visita un ammalato aiuta me”. Missione sacerdotale! Come il sacerdote può toccare Gesù, così noi tocchiamo Gesù nel corpo dei nostri malati, poveri, giovani, vecchi, bambini. Gesù si faccia vedere in mezzo a noi, trovi tanti medici che offrono se stessi per lui».